Sarà la 'scatola nera' della Costa Concordia a stabilire la verità sul naufragio della nave all'isola del Giglio. Entro un paio di giorni avrà svelato la sua verità tecnica, oggettiva che riguarda la rotta seguita, i comandi impartiti dal comandante dopo l'impatto con gli scogli, le comunicazioni con la Capitaneria di porto e con i soccorritori.
L'inchiesta starebbe già determinando che tra l'allarme per una falla dato alle 21.45 e la prima comunicazione alle autorità marittime dell'incidente sarebbe trascorsa circa un'ora. Il secondo orario corrisponderebbe alle 22.43. Nella 'scatola nera' si cerca anche il 'mayday', la richiesta internazionale di soccorso, che forse non è mai stata lanciata dalla Concordia alle capitanerie. Inoltre, c'é da accertare se il comandante Schettino abbia davvero voluto, e perché, eseguire un "inchino" – in gergo marinaresco è il saluto con la sirena ai porti da distanza ravvicinata – all'isola del Giglio tanto da rischiare di far 'sfracellare' sugli scogli, come è successo, una nave da 117.000 tonnellate di stazza e lunga 300 metri. Intanto da sabato sera Francesco Schettino è stato fermato per un concreto pericolo di fuga e per il possibile inquinamento delle prove. E' in carcere a Grosseto e aspetta l'udienza di convalida del gip – forse già domani – dove per la prima volta potrà spiegare come ha agito ad un giudice. Invitato a risalire sulla Concordia dalla Guardia costiera, il comandante non avrebbe obbedito all'ordine delle autorità. L'accusa di abbandono della nave con morti a bordo gli può costare fino a una dozzina di anni di carcere, senza contare quelli che gli saranno contestati per omicidio plurimo colposo e naufragio. E ieri sera anche Costa Crociere ha preso le distanze da Schettino parlando esplicitamente di "errori di giudizio".
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