martedì, 7 Maggio 2024

Hotel piccoli, pochi low cost, troppo tasse: l’Italia tornerà mai prima?

Se 30 anni fa l'Italia era la prima scelta del turismo mondiale, ora è al quinto posto dopo Francia, Usa, Cina e Spagna. Parte da questo assunto il Rapporto 2014 di Italiadecide "Il Grand Tour del XXI secolo – L'Italia e i suoi Territori", che contiene i numeri, le leggi ma soprattutto le proposte affiche l'Italia torni al primo posto.
Nel 2012 oltre 130 milioni di persone hanno attraversato i confini italiani. Di queste, più del 60% erano stranieri e il 55% ha effettuato almeno un pernottamento. In Italia vi sono 424 istituti statali dipendenti dal Mibact a cui vanno aggiunti ben 4.340 istituti non statali (3.409 musei, 802 monumenti, 129 siti archeologici). Ma solamente otto siti (tra cui Colosseo, Pompei, Uffizi, L'Accademia, Castel Sant'Angelo) fanno registrare la metà dei visitatori. 
Ma dal rapporto emergono una serie di problemi che attanagliano il Belpaese: piccole dimensioni di impresa, arretratezza del Sud, regolamentazioni che non aiutano l'impresa, elevata tassazione, mancata realizzazione dell'Agenda digitale su internet, situazione precaria delle infrastrutture e delle accessibilità all'Italia e alle sue componenti territoriali, un capitale umano non sempre all'altezza. Niente grandi alberghi, niente grandi comitive.
Secondo i dati Eurostat, nel 2012 le aziende italiane avevano 30 posti letto contro i 66 della Germania, i 75 di Spagna e i 175 di Francia, e i 60 della media Ue. Nella graduatoria delle principali catene alberghiere mondiali, il primo gruppo italiano è oltre il 150esimo posto. Oggi si contano in Italia 17mila agriturismi e 25mila b&b.
Nonostante il rilevante potenziale di attrazione turistica e la durata potenzialmente maggiore rispetto al Centro Nord della stagione balneare, il Sud è l'area che presenta la minor quota di introiti dall'estero (13% del totale nazionale nel 2012). Tra le cause del ritardo vi è l'accessibilità: nonostante la situazione sia migliorata con i voli low cost, il Mezzogiorno risulta meno accessibile delle Regioni mediterranee della Spagna a causa di un'inferiore dotazione di tratte aeree internazionali, 5% contro 45%.
Ritardi anche nella vendita di servizi mediante internet. Nessuna delle grandi Ota (Online travel agency) ha sede in Italia. E anche le aliquote di imposta, relativamente elevate nel confronto con altri Paesi, contribuiscono a frenare la domanda. La leva principale è costituita dall'imposta di soggiorno alla quale si aggiunge l'Iva che l'Italia applica al 10% contro il 7% medio dell'Europa. La tassazione complessiva del settore arriva, dunque al 12,5% nettamente superiore a Spagna e Francia. Infine i principali aeroporti europei (Londra, Parigi, Francoforte), servono il 44%, 37% e 34% delle destinazioni mondiali contro il 24 e 20% di Roma e Milano.
Dunque, come fare a tornare primi? il Rapporto suggerisce tre azioni: interventi di pianificazione, con l'avvio di programmi di recupero edilizio e di rigenerazione urbana o il ripristino di un rapporto equilibrato tra città e campagna; ripensamento delle attività industriali verso più alti standard ambientali e tecnologici e rilancio di una agricoltura qualificata; infine interventi di promozione dell'identità dei luoghi.
Il Rapporto indica poi nell'innovazione tecnologica e in particolare nella digitalizzazione del patrimonio culturale e ambientale una svolta decisiva per far conoscere e rendere fruibile l'Italia.       
Infine Italiadecide suggerisce tre concorsi da lanciare durante il periodo dell'Expo: il primo sul turismo formativo ed esperienziale, "Grand Tour del XXI secolo: da Goethe al businessman", il secondo su "Cultura qualità e web. Vince l'offerta territoriale integrata", il terzo dal titolo "Dal palazzo al paesaggio all'albergo: chi qualifica è primo". I progetti vincenti dovrebbero essere presentati nel Padiglione Italia di Expo 2015.

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