Scontro al Governo sulla questione Alitalia tra le diverse anime del Governo che continuano a tenere sotto mira il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, intento a lavorare, ma sotto traccia, ad una soluzione compatibile con Bruxelles per l’ex compagnia di bandiera.
Venerdì scorso infatti il vicepremier Luigi Di Maio aveva annunciato la soluzione per Alitalia: una newco con una dotazione iniziale di almeno 2 miliardi, partecipata per circa il 15% dal Tesoro e con il coinvolgimento di Ferrovie dello Stato (che ha già presentato una manifestazione di interesse non vincolante) e Cdp per la flotta, insieme ad un partner industriale internazionale. Ma da Bali il ministro dell’Economia Tria aveva avvertito: “Io penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell’Economia. Io non ne ho parlato”. Immediata la replica di Di Maio: “su Alitalia l’esecutivo ha le idee chiare e il piano di rilancio della compagnia di bandiera è contenuto nel contratto di governo” e con Fs “potrebbe nascere il primo gruppo al mondo di trasporto integrato gomma-ferro-aria”.
Ora dal ministero del Tesoro gettano acqua sul fuoco: “non c’è nessuno scontro – dice la portavoce di Tria – si esaminerà il progetto di rilancio di Alitalia, ognuno per la sua parte di competenza, il Mise per il progetto industriale, il Mef per il suo ruolo”.
Così mentre fioriscono le ipotesi tecniche (da un coinvolgimento di EasyJet, Boeing, fino a Delta, le compagnie cinesi o il ‘biglietto unico’) la ‘partita’ assume sempre più i toni della politica fino alla minaccia dei 5 Stelle, è la voce girata con insistenza nelle ultime ore, di un possibile rimpasto di Governo.
Più ‘cauta’ la Lega che, invece di andare allo scontro diretto con il titolare di via XX Settembre si richiama semplicemente a quanto scritto sul contratto di Governo che, alla voce Alitalia, recita: “siamo convinti che questa non vada semplicemente salvata in un’ottica di mera sopravvivenza economica bensì rilanciata, nell’ambito di un piano strategico nazionale dei trasporti che non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo”. E proprio per chiarire quale sia la ‘ricetta’, se rilancio con capitale privato, oppure una sorta di ‘nazionalizzazione’ con il Mef, Cdp ed Fs, si ipotizza a breve un vertice tra tutti i soggetti coinvolti.
Sulla soluzione per il rilancio di Alitalia pesano comunque alcune incognite. Non è chiaro se la newco con Tesoro e Fs conterrà fin da subito anche il partner industriale internazionale o se l’operazione avverrà in due step: da questo dipende l’ammontare dell’impegno finanziario dello Stato. C’è poi il nodo della conversione di parte del prestito ponte da 900 milioni in equity, che rischia di incappare nella scure dell’Ue che ha già in corso un’indagine sul prestito per valutare se costituisce un aiuto di Stato. Su questo però rassicura il sottosegretario ai trasporti Armando Siri: non c’è il rischio di una procedura di infrazione, dice, l’eventuale intervento è “assolutamente all’interno della cornice delle regole europee” e “in linea con quanto fatto in altre realtà europee”. Alla Commissione Ue ribadiscono che un intervento dello Stato deve seguire le regole Ue, ma, in attesa che l’Italia notifichi le misure, fonti a Bruxelles fanno notare che comunque ci sono diversi modi per uno Stato membro di intervenire in società in linea con le norme Ue in materia di aiuti di Stato.