A un anno dall’attacco allo scalo di Bruxelles e a tre giorni dall’aggressione in quello di Parigi-Orly, il gruppo Aéroports de Paris ha annunciato la possibile introduzione di sistemi biometrici per l’individuazione di potenziali terroristi nascosti tra la folla per scongiurare il rischio di nuovi potenziali attentati in aeroporto.
“E’ probabilmente una soluzione verso cui potremmo orientarci”, ha annunciato il numero uno di Adp, Augustin de Romanet. A Orly, dove ci sono 2.000 telecamere, il riconoscimento biometrico già viene praticato per velocizzare i controlli doganali ma non per scovare individui potenzialmente pericolosi. Il principio è semplice: al passaggio di una persona schedata dalla polizia l’occhio elettronico distingue i suoi tratti somatici e segnala la sua presenza alla centrale.
Il riconoscimento biometrico comporta inoltre problemi di ordine etico. Alcuni temono che violi la privacy. Negli Usa, lo scorso ottobre, una cinquantina di associazioni per la difesa delle libertà individuali avevano espresso “preoccupazione” per l’uso di simili tecnologie da parte di polizia e Fbi. In Francia ci si interroga anche su metodi alternativi, come perquisizioni sistematiche all’ingresso degli aeroporti o la creazione di check-point automobilistici, come avviene in Israele, una soluzione non praticabile secondo de Romanet. “A Ben Gurion – ha sottolineato – ci sono meno di 6 milioni di passeggeri all’anno, contro i 66 milioni a Charles-de-Gaulle (Roissy) e i 30 a Orly. Con i check-point dovremmo gestire troppi ingorghi, la soluzione è irrealizzabile”.