giovedì, 19 Dicembre 2024

Stipendi stellari ai super manager: da Renzi a Della Valle tutti contro Moretti

Non accenna a placarsi la polemica sui compensi dei manager pubblici innescata dalle dichiarazioni dell'ad di Ferrovie Mauro Moretti. Venerdì scorso, Moretti, a margine di un convegno a Bologna, aveva detto: "lo Stato può fare quello che desidera: sconterà che una buona parte di manager vada via, lo deve mettere in conto". E a chi gli chiedeva se in caso di un taglio della sua retribuzione potesse considerare l'ipotesi di andarsene, Moretti si è limitato a replicare: "ma non c'è dubbio". Quindi ha aggiunto: "io prendo 850 mila euro l'anno, il mio omologo tedesco ne prender tre volte e mezzo tanti: siamo delle imprese che stanno sul mercato ed è evidente che sul mercato bisogna anche avere la possibilità di retribuire, non dico alla tedesca e nemmeno all'italiana, ma un minimo per poter fare sì che i manager bravi vengano dove ci sono imprese complicate e dove c'è del rischio ogni giorno da dover prendere".   
Frasi che hanno scatenato una vera e propria bufera: l'ultima bordata è arrivata ieri da Diego Della Valle, patron della Tod's e socio di Ntv, concorrente diretto dell'ex monopolista ferroviario, che chiede a Moretti di "andarsene a casa". "Se Moretti avesse il coraggio e la dignità di andarsene – ha detto Della Valle – troverebbe milioni di italiani pronti ad accompagnarlo a casa: sono tutti i viaggiatori costretti a viaggiare con tanti disagi sui treni delle ferrovie italiane, costretti a subire ritardi ingiustificati, a viaggiare su treni vecchi, ad usare stazioni decrepite e poco sicure, senza nessun rispetto per la loro dignità. Spetta a loro, infatti, il diritto di giudicare come le Ferrovie dello Stato sono gestite".
E sul tema, parlando al TG1, è intervenuto anche il premier Matteo Renzi. "Resisteranno a parole" dice dei manager, "ma poi ovviamente è naturale che le cose cambino: non è possibile che l'ad di una società guadagni 1.000 volte in più dell'ultimo operaio, torniamo ad un principio di giustizia sociale. Noi non molliamo".   
"Un tetto ci vuole, non c'è dubbio", avverte la leader della Cgil, Susanna Camusso, prendendo posizione nel dibattito sugli stipendi dei manager riacceso dal confronto a distanza tra l'ad delle Fs, Mauro Moretti, ed il premier Matteo Renzi. Per il Governo al capoazienda delle Ferrovie replica il responsabile dei Trasporti, Maurizio Lupi: "Se un manager ha voglia di andare via è libero di trovare sul mercato chi lo assume a uno stipendio maggiore". Moretti è "un manager efficiente" ed ha "dimostrato di aver lavorato bene", riconosce il ministro, ma "se il padrone, in questo caso lo Stato, decide che rispetto a quello stipendio bisogna dare un segnale anche nella direzione dei cittadini (perché circa 50 mila euro al mese non mi sembra che siano oggettivamente pochi), giustamente siamo in un mercato libero e credo che se Moretti ha altre offerte, se vuole andare alle Ferrovie tedesche, lo può fare tranquillamente".   
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al fronte dei consumatori interviene il Codacons: "Se gli omonimi di Moretti in Germania e altri paesi europei guadagnano di più è anche perché offrono agli utenti un servizio migliore, con treni puntuali e una maggiore efficienza. Farebbe bene a chiedere ai pendolari italiani se il suo stipendio da 850mila euro è giustificato o meno".

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