martedì, 19 Novembre 2024

Il turismo di ritorno per sostenere la crescita dei borghi

Puntare sul turismo di ritorno per non far morire tanti piccoli borghi italiani. Il tema è stato al centro del convegno ‘Il turismo di ritorno. I viaggi delle radici tra identità culturale e promozione dei territori’ che si è tenuto alla Farnesina. L’obiettivo de turismo di ritorno è far diventare gli italiani nel mondo ambasciatori dell’Italia, un bacino di turisti ma anche di potenziali investitori che potrebbero aiutare l’economia locale. Il legame tra chi parte e la sua terra d’origine è forte e può essere d’aiuto contro lo spopolamento di alcune zone del bel Paese magari meno toccate dal turismo di massa. E’ su quegli 80 milioni di persone nel mondo che hanno qualche origine italiana che bisogna puntare – è stato detto dagli addetti ai lavori intervenuti – perché indirizzino nel nostro Paese un bacino enorme di amici e conoscenti.

Gli italiani all’estero, ha sottolineato Giovanni Lolli, vice presidente della Regione e coordinatore per il turismo della Conferenza delle Regioni se sono partiti poveri quasi sempre sono poi diventati abbienti e possono aver voglia di investire nel Paese d’origine. “Non è da sottovalutare poi che così facendo – ha aggiunto Lolli – si favorisce un turismo destagionalizzato e più diffuso”.

Alfonso Pecoraro Scanio, docente di turismo alla Bicocca e a Tor Vergata, ha ricordato come, negli anni, i nostri emigranti abbiano contribuito con le loro rimesse a garantire la sopravvivenza dei piccoli borghi aviti, “è ora – ha detto – di mettere da parte il lato folcloristico degli italiani all’estero per renderli veri ambasciatori dell’italianità, a partire dalla diffusione della conoscenza del buon cibo che potrebbe consentire di raddoppiare il nostro export agroalimentare”.

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