venerdì, 22 Novembre 2024

Unicredit respinge accuse Moby, ma la compagnia non ci sta

Unicredit reagisce e respinge le accuse di Moby che ha addebitato all’istituto il recente dietrofront dei danesi di Dfds con cui era stato sottoscritto un accordo di compravendita di navi.

“Sono in corso analisi approfondite sulla valutazione del danno arrecato, nonché alla individuazione delle idonee azioni dirette alla tutela della reputazione della banca, dei propri funzionari e degli interessi dei propri soci”, scrive l’istituto di credito. Immediata la controreplica di Moby che parla di “fantasiose notizie altamente distorsive della realtà”.
Unicredit ricorda che “il security agent non solo è soggetto professionale tenuto a un livello di diligenza coerente con la propria natura, ma agisce quale mandatario sia delle banche finanziatrici sia degli obbligazionisti”. La Banca cita, inoltre, a sostegno delle proprie tesi il decreto del Tribunale di Milano in cui si legge che Moby si trova in una “situazione di crisi evidente”. Secondo la banca era quindi doveroso “chiedere chiarimenti agli organi societari” della compagnia di navigazione sia “sulla situazione economico finanziaria della società” sia sull'”intenzione di assumere i provvedimenti richiesti dal Tribunale” ma anche su un “ulteriore conforto, anche con esperti terzi, sulla congruità del prezzo di vendita delle navi oggetto delle richieste (di liberazione delle ipoteche, ndr) e delle navi” da acquisire con i proventi della cessione. Chiarimenti che, secondo Unicredit, erano “dovuti, considerando che il prezzo di vendita delle navi era di 137 milioni di euro, mentre il valore di quelle navi evidenziato nel piano del 2018 (…) era di 190 milioni. Inoltre, la recentissima perizia Brax evidenziava un valore di 157 milioni e mancava qualsiasi perizia indipendente” sulle “navi in via di acquisizione, nonché la stima di eventuali costi/investimenti sulle stesse”.
La banca, nel ribadire di non capire su quali basi le vengano imputate delle responsabilità, sottolinea anche che Moby ha “negoziato termini e condizioni in totale autonomia senza tener conto dei tempi dell’istruttoria dovuta per la liberazione delle garanzie. Istruttoria peraltro da compiere – si legge nella lettera – in un momento in cui sulla compagnia c’era “grande attenzione da parte dei creditori”. Secondo Moby Unicredit “ha avuto e sta avendo un atteggiamento palesemente dilatorio nella vicenda”, perché “nonostante i numerosi solleciti, ha scientemente fatto scadere il termine ultimo per l’esecuzione dei contratti di compravendita”. Soprattutto, conclude Moby, “ha determinato la risoluzione dei contratti di compravendita da parte di Dfds ed è pertanto l’unica responsabile di tutti i danni”.

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