sabato, 27 Aprile 2024

Ora o mai più. Ecco i siti che rischiano di sparire

La Cnn ha stilato una classifica di luoghi da vedere al più presto prima che scompaiano per sempre per svariate ragioni, tra cui non solo guerre e cambiamenti climatici, ma soprattutto degrado, incuria, e abbandono.

Tra i 25 luoghi “Last chance to see”, come segnala Repubblica.it, ci sono anche due siti italiani: Pompei e la Reggia di Caserta. In Medio Oriente ci sono la cupola dorata di Gerusalemme e la parte antica di Beirut, in Libano, dilaniata da bombardamenti e decenni di guerre civili, ora potrebbe essere trasformata in appartamenti di lusso. A Petra, in Giordania, la superficie esterna del tempio di Al Khazneh si è ridotta di quasi quattro centimetri nell’ultimo secolo, e non solo a causa di pioggia e vento ma anche di milioni di mani.

In Turchia è una diga a minacciare l’antica città sul fiume Tigri, Hasankeyf.

In Giappone le tradizionali case ‘Michiya’ stanno scomparendo per lasciare spazio a palazzi moderni e non se ne possono costruire di nuove.

L’isola di Mozambico, dopo il tifone del 1994, è minacciato da un turismo sempre più aggressivo, in assenza di un piano di conservazione ambientale.

In Bolivia, Potosì,  la città coloniale più alta del mondo a 4900 metri di altitudine, è minacciata da cinque secoli di estrazione mineraria.

Nell’antica città di Timbuctù, in Mali le bombe di Al-Qaeda hanno fatto crollare una parte della Moschea di Djingareyber e due tombe sono state distrutte in un attacco terroristico nel 2012.

Anche la Russia e gli Stati Uniti fanno la loro comparsata nella lista. La prima con la “casa di Melnikov” a Mosca, un edificio cilindrico costruito nel 1929 dall’architetto d’avanguardia Kostantin Melnikov a rischio crollo per gli scavi dovuti alla costruzione di un parcheggio sotterraneo. A Cincinnati c’è un’antica stazione dei treni risalente agli anni Trenta che necessita di una ristrutturazione.

Tornando in Europa, il Paese che compare più volte nella lista è la Gran Bretagna: ci sono i contenitori del gas vittoriani; la stazione degli autobus di Preston nel Lancashire; la città marittima e mercantile di Liverpool, la centrale elettrica di Battersea, a Londra; i cosiddetti “Giardini di Robin Hood”, sempre nella capitale inglese, esempio di architettura brutalista. A Londra c’è anche la strada georgiana di Kentish Town, che risale al 1780.

Nella lista ci sono poi due murales e 40mila luci. Ma non oggetti qualunque. I murales sono di Pablo Picasso e si trovano sopra due palazzi governativi di Oslo danneggiati dalle bombe dell’attentatore di Utoya, Breivik.

Le luci invece sono i lampioni a gas della Berlino di fine Ottocento. Sono oltre 40mila, risalenti alla Belle Epoque e sono da proteggere. Verranno sostituiti da un’illuminazione più efficiente ma gli appassionati del patrimonio urbanistico culturale vorrebbero trovare una soluzione per non farli scomparire.

 

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