martedì, 12 Novembre 2024

Cisalpina Research, indagine sulla mobilità sostenibile

Buoni propositi ma ancora la strada è lunga da percorrere

Cisalpina Research, centro studi creato da Cisalpina Tours, ha focalizzato la sua nuova indagine sul tema della mobilità sostenibile. La maggioranza degli intervistati (66%) ha rivelato che la propria azienda non ha messo in atto alcun accorgimento per rendere sostenibile la gestione dei viaggi d’affari, un significativo 30% ha ammesso l’esistenza di campagne di sensibilizzazione interna su temi ambientali. La maggior parte delle aziende interpellate si dichiara disponibile ad affrontare anche qualche sacrificio pur di rendere più sostenibili e responsabili le proprie politiche di viaggio. Il 32% parla genericamente di ‘modificare le proprie abitudini in trasferta’, emerge anche una certa apertura per quanto riguarda l’utilizzo del car sharing e dei mezzi di trasporto pubblico. Il 14% delle aziende si dichiara disponibile anche a spendere un po’ di più pur di avere maggiori garanzie di ridotto impatto ambientale.
Ma i buoni propositi si scontrano molto spesso con le difficoltà di una loro effettiva messa in pratica: il 55% degli intervistati non utilizza nessuno strumento di rendicontazione delle emissioni di CO2, mentre il 21,74% ammette di non considerare le emissioni di anidride carbonica come parametri di cui tener conto nella pianificazione delle scelte d’acquisto per il travel, in aggiunta alle tradizionali variabili di costo, velocità e comfort.
In generale mancano, nelle politiche di travel procurement, delle linee guida che tengano conto anche delle istanze green. Alla domanda sull’adozione di una politica formale riguardo agli acquisti sostenibili con compagnie aeree, hotel, noleggi auto, il 70% dei manager ha risposto negativamente, mentre l’11% ha ammesso di valutare determinati parametri di sostenibilità solo per alcuni fornitori. Per quanto riguarda gli hotel quasi il 70% degli intervistati dichiara di non sapere quali siano i comportamenti che una struttura alberghiera dovrebbe attivare per essere eco-sostenibile e addirittura il 96% afferma di non adottare alcun criterio specifico per selezionare le strutture alberghiere secondo un’ottica di eco-compatibilità.
Provando a indagare sulle possibili cause di questo ritardo, sono emersi elementi piuttosto frammentati: il primo fattore è quello economico, infatti, quasi il 24% degli intervistati ammette il timore che la sostenibilità comporti  maggiori costi d’acquisto;  dal 18% viene segnalata l’oggettiva difficoltà di individuare fornitori di servizi effettivamente specializzati; nel 15% dei casi, è una cultura aziendale della sostenibilità condivisa da dipendenti e collaboratori, e spesso questo comporta delle difficoltà a raggiungere il consenso interno sulla definizione della politica da adottare. Il risultato è un generale immobilismo (denunciato dal 7% degli intervistati), dovuto sostanzialmente al timore di affrontare tutte le incognite che un cambiamento di prospettiva potrebbe comportare.
Dunque, nonostante la generale disponibilità delle aziende a prendere in considerazione criteri green nella costruzione delle travel policy, nella pratica la paura di mettere in discussione logiche consolidate si associa agli sforzi per tenere sotto controllo i costi, facendo passare in secondo piano l’urgenza di monitorare l’impatto ambientale generato dalle proprie trasferte. 

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