venerdì, 26 Aprile 2024

Più clienti negli hotel dei siti Unesco italiani ma si spende poco

L'Italia è il Paese al mondo con il maggior numero di siti dichiarati dall'Unesco "patrimonio dell'umanità". Sono 49, ben il 5% circa del totale mondiale, e se ne contano anche altri quattro nella categoria dei beni "immateriali". Non è dunque difficile immaginare che, in generale, vi sia un effetto positivo anche in termini di aumento dei flussi turistici; del resto, nei territori coinvolti vi sono circa 23 mila strutture ricettive e più o meno 710 mila posti letto, pari al 15% del totale dell'offerta esistente in Italia. 
L'Isnart ha cercato di verificare in concreto l'impatto sulla domanda turistica determinato dal fatto di essere un "sito Unesco", anche con l'intento di capire come tale impatto potrebbe essere "rafforzato".
I dati confermano che nei siti Unesco le performance sono generalmente migliori. Sia nel 2011 che nel 2012 e nei primi sei mesi di quest'anno, il tasso di occupazione delle camere è stato sempre nettamente maggiore, con poche eccezioni, in tutti i mesi; le differenze (nell'ordine del +15-20%) si manifestano nei mesi prima e dopo l'estate.  
Inoltre, i siti Unesco riescono a destagionalizzare in maniera rilevante la domanda, con presenze proporzionalmente numerose anche in autunno e primavera.
Nei "siti Unesco", inoltre, oltre il 71% delle strutture ricettive prevede il booking on-line, contro il 64% di quelle collocate nelle destinazioni "normali".
A fronte di questi dati positivi, non sembra però corrispondere un vantaggio anche per quanto riguarda la spesa dei turisti. La differenza della spesa media sul territorio è di meno del 5% (pari ad appena 3 euro in valore assoluto); ancora minore, nel caso della spesa per alloggi. Più significativa è la maggior spesa per il viaggio, a testimonianza che il differenziale di attrattività dei "siti Unesco" risulta forte nel caso della domanda internazionale.       
Insomma – afferma lo studio pubblicato su "Impresa turismo" di novembre – un grande potenziale che rimane però in buona parte inespresso. Solo in pochi casi – rileva Isnart – la nomina dell'Unesco ha innestato un processo virtuoso di rafforzamento dell'offerta e un conseguente aumento del valore proposto ai turisti, e, di qui, della loro spesa sul territorio.   

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