“Entro maggio il ddl sull’enoturismo potrebbe iniziare già l’esame della Camera, dopo aver completato quello al Senato”. Lo ha detto il senatore Dario Stefano (Misto) presentatore dell’iniziativa parlamentare sul turismo legato al vino, a margine dell’audizione in Commissione agricoltura a Palazzo Madama con il Movimento turismo del vino (Mtv) e la Federazione italiana viganaioli indipendenti (Fivi). “L’abbinata di questo disegno di legge con il Testo unico del vino – ha precisato il senatore – diventerà una risposta complessivamente importante per tutto il sistema del settore da realizzare in questa legislatura”.
Per i presidenti Carlo Pietrasanta del Movimento del turismo del vino (Mtv) e Matilde Poggi della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi), però “l’enoturismo non si deve trasformare in una branca dell’agriturismo e deve essere regolato da norme nazionali e non regionali”.
“Vogliamo fare entoturismo – ha detto Pietrasanta – quindi visite guidate nelle cantine e nei vigneti; per tutto quello che riguarda l’accoglienza, dalla ristorazione agli alloggi, ci sono già delle leggi sull’agriturismo con declinazioni regionali”. Mtv chiede che le regole che andranno a disciplinare il turismo del vino siano uguali in tutta Italia, da Pantelleria alle Alpi. “Lasciare legiferare le Regioni su questa materia – insiste il presidente – creerebbe molta confusione e per questo serve assolutamente una legge nazionale”.
Secondo Pietrasanta, si tratta di normare delle attività che le cantine già fanno in autonomia, in modo da poter vendere questi servizi, fatturarli e magari stipulare un’assicurazione, cosa oggi impossibile, perché di fatto il settore non esiste. “Basti pensare all’enoturismo legato al periodo della vendemmia, dove la gente vuole venire e toccare con mano un grappolo e pigiare con i piedi l’uva – ha ricordato il presidente -. Per fare tutto questo in California le cantine chiedono fino a 300 dollari”.
“Non ci piace un collegamento con l’agriturismo – ha detto Poggi -. L’enoturismo è un’attività legata strettamente alla vendita del prodotto, per la quale a nostro avviso serve solo una scia, una denuncia di inizio attività, unita ovviamente all’autorizzazione sanitaria del locale dove avverrà la vendita, con degustazione e assaggio del prodotto del territorio”.