Adesso i turisti possono toccare con mano l’atmosfera dell’assedio di Sarajevo, durato dal 1992 al 1996, con l’iniziativa messa a punto nel Warhostel (Ostello di guerra) con i numerosi ‘cimeli’, situazioni e percorsi per raccontare il più lungo assedio dei tempi moderni.
I muri dell’ostello sono tappezzati da ritagli di giornali internazionali con le notizie di quello che succedeva a Sarajevo, le stanze sono illuminate solo da lampadine collegate a batterie d’auto o da candele, le finestre sono ricoperte, al posto dei vetri, con teli di plastica con la scritta dell’Unhcr, e si dorme su brandine sotto coperte militari mentre un nastro riproduce per tutta la notte l’autentico tuono delle granate. Agli ospitivengono proiettati documentari sull’assedio.
Il proprietario si fa chiamare Zero One, nome in codice del padre che combatteva nelle file dei difensori di Sarajevo. Zero One organizza dei tour sul monte Trebevic, fino alla distrutta pista da bob costruita per le olimpiadi dell’84, e fino a un bunker che si trova su quella che era stata la linea del fronte. Previsto anche un tour fino al tunnel scavato sotto la pista dell’aeroporto controllato dai legionari francesi, che per tre anni e mezzo era stata l’unica via d’accesso alla città assediata.
Prezzi e prenotazioni su https://warhostel.com