La Cina ha interrotto il rilascio dei visti a breve termine ai cittadini sudcoreani come rappresaglia al rafforzamento dei controlli sanitari sui passeggeri provenienti dal Dragone, ritenuti “discriminatori” da Pechino. Lo si legge in una nota dell’ambasciata cinese a Seul, secondo cui le misure decise “saranno adeguate in base all’annullamento delle restrizioni discriminatorie all’ingresso in Corea del Sud nei confronti della Cina”.
Come ritorsione per il rafforzamento dei controlli sanitari verso i passeggeri in arrivo dalla Cina, alle prese con la peggiore ondata di contagi di Covid-19 in tre anni di pandemia, l’ambasciata di Pechino a Seul ha deciso di bloccare il rilascio dei visti d’ingresso di breve periodo ai cittadini sudcoreani. La misura colpirà “i cittadini sudcoreani che visitano la Cina per affari, turismo, cure mediche, transito e per affari privati in generale”.
Poco prima il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin aveva ribadito la promessa sull’adozione di “contromisure reciproche nei confronti di alcuni Paesi che hanno imposto restrizioni di ingresso discriminatorie ai viaggiatori provenienti dalla Cina”, esortando gli Stati Uniti “a essere trasparenti e aperti nella condivisione di informazioni e dati sulla variante Omicron XBB attualmente prevalente negli Usa”.
Alla fine di dicembre, la Corea del Sud ha annunciato i test anti-Covid per tutti i viaggiatori provenienti dalla Cina, insieme alla limitazione provvisoria dei visti a breve termine ai cittadini cinesi, unendosi al gruppo di Paesi che aveva introdotto restrizioni di viaggio a causa dell’ondata di infezioni nel Dragone e alle accuse di scarsa trasparenza sulla reale situazione sanitaria. I viaggiatori dalla Cina devono fornire un tampone Pcr negativo entro le 48 ore dalla partenza (lo stesso che Pechino continua a richiedere agli arrivi) o un test antigenico rapido effettuato entro le 24 ore, seguito da uno Pcr dopo l’arrivo.