Un onda nera sta provocando enormi danni all’ecosistema delle coste peruviane non lontano dalla capitale Lima: sono i danni dello tsunami seguito all’eruzione a Tonga del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai. Il 15 gennaio era in corso un trasferimento di greggio da una petroliera alle infrastrutture della raffineria La Pampilla, operata dalla compagnia spagnola Repsol, quando la forza d’urto delle onde che in mare aperto hanno raggiunto i 15 metri di altezza ha fatto precipitare in acqua i barili di greggio. Le misure di contenimento sono scattate con un gravissimo ritardo e non sono riuscite a contenere la marea nera che ora si è depositata su una ventina di spiagge. Il Servizio nazionale delle aree protette dallo Stato (Sernanp) ha denunciato la morte di pesci, uccelli, altri animali e una grave contaminazione della vegetazione marina.
Intanto a Tonga continuano ad arrivare aiuti umanitari da vari Paesi, ma con essi rischia di arrivare anche il coronavirus. Un aereo decollato dall’Australia è stato costretto a tornare indietro dopo che a bordo è stato scoperto un caso di contagio e i rifornimenti sono stati caricati su un altro velivolo. Il governo dell’arcipelago ha una politica molto rigida per scongiurare ogni tipo di rischio ma l’insidia virus è in agguato e anche l’Onu, consapevole del potenziale disastro aggiuntivo che potrebbe abbattersi sulle isole, sta mettendo a punto un piano per garantire la sicurezza dei soccorsi.