Biscotti a forma di uovo decorato, spezie, mattonelle in ceramica, sacchetti di fagioli locali con la ricetta per cucinarli, matite, letture di storie e racconti, ampolline di olio, una bottiglia di vino. Ecco alcuni dei doni che i piccoli musei offriranno domenica 3 giugno per la loro giornata nazionale. L’associazione che dal 2012 li rappresenta ne ha messi insieme poco più di 400.
“Ma secondo le nostre stime – dice il presidente Giancarlo Dall’Ara – sono oltre diecimila, più del doppio di quanto risulta a Istat e ministero. Questo divario tra i numeri si spiega perché la maggior parte non ha tutti gli standard richiesti, ad esempio gli orari di apertura, per essere considerato museo”. Il volontariato, che anima il 55% delle strutture, è il vero motore. “Non si sa bene che cosa spinga queste persone – osserva Dall’Ara, 66 anni, esperto di turismo e di alberghi diffusi -. Il tempo che dedicano a questa loro attività, la tenacia, crea un forte legame tra il territorio e il visitatore. Ma è una attività che ha un indotto economico importante per le comunità locali”.
I piccoli musei hanno avuto un boom dal 2000. Il 60% è stato aperto a partire dal 2001. Il 37% è gestito da associazioni. Il 31% fa capo ad enti pubblici. Il 56% ha avuto il riconoscimento regionale. Su cento, 38 si trovano in una città o in un centro urbano con oltre diecimila abitanti; il 41% in un paese tra i 5 mila e i 10 mila abitanti, il 21% in borghi con meno di cinquemila abitanti. In media nel 2017 ogni museo ha avuto 4.300 visitatori. Un modo per scaldare i motori in vista della Festa Nazionale è previsto il 18 e il 19 maggio, quando i responsabili dei Piccoli Musei si riuniranno a Rovereto per discutere di gestione, linee di sviluppo, sostegni e finanziamenti.