Con 600 aperture (50% open air) in 300 città e 19 regioni, rigorosamente nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria, tornano le Giornate Fai di primavera, la cui 29/a edizione è in programma sabato 15 e domenica 16 maggio. Si tratta del primo grande evento nazionale dedicato ad arte e cultura dopo l’ultimo periodo di chiusure forzate che lo scorso anno era saltato per il lockdown.
“Alle Giornate di primavera 2019 – ricorda il presidente del Fondo Andrea Caradini – avevamo 1.100 siti aperti in 430 città. Quest’anno potremo accogliere solo 220 mila visitatori, con un terzo dei luoghi. Meglio di niente, fino a pochi giorni fa non eravamo sicuri neanche di poterlo fare”.
“Sono convinto – dice il ministro della cultura, Dario Franceschini – che proprio come la riapertura intelligente, scrupolosa e coraggiosa di teatri, cinema e musei, anche le Giornate Fai dimostreranno che si può usufruire del patrimonio culturale in sicurezza”. Così come, aggiunge, “sono convinto che il rientro nella normalità sarà un grande nuovo Rinascimento, con l’Italia protagonista. La consapevolezza di cos’è questo Paese senza il proprio patrimonio materiale e immateriale spingerà ad andare verso consumi culturali nuovi”.
Intanto, sono già sold out le visite al Castello di Sammezzano, “totale pazzia di quell’eccentrico del marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes D’Aragona”, come racconta il vicepresidente esecutivo del Fondo, Marco Magnifico. In meno di due ore sono andati subito sold out i 900 posti disponibili, con il sito web preso d’assalto (in tutti i luoghi, ingressi solo su prenotazione e soggetti ai cambiamenti di colore delle regioni).
Ma nelle due giornate a spalancare porte e cancelli ci sono anche 142 luoghi di culto, 132 palazzi e ville, 25 castelli, 48 borghi, oltre a siti archeologici, biblioteche, edifici militari, persino mulini. Tra le chicche, il percorso tra i più bei teatri della Lombardia, che a Milano dalla Scala approda al Franco Parenti passando per il Piccolo, verso il Ponchielli di Cremona e il Sociale di Mantova. Ma c’è anche l’appartamento di Carlo Felice di Savoia a Palazzo Chiablese a Torino, rinnovato da Benedetto Alfieri e appena riallestito. O il treno Centoporte a Massa, trasformato in ospedale nella Seconda guerra mondiale. E poi percorsi nella natura, come il trekking nel bosco alla seicentesca Villa Volpara detta “Il Fodo”, che opsitò la tipografia clandestina del Comitato di Liberazione dei partigiani di La Spezia; o Acigreenway ad Acireale, pista ciclopedonale sul tracciato dismesso della ferrovia nella Riserva Naturale Orientata della Timpa.