Sulla questione dei corridoi turistici, da giorni al centro dell’attenzione anche dopo l’ampliamento del numero di paesi visitabili con il Travel Pass emesso dall’operatore turistico italiano, riportiamo il commento di Pier Ezhaya, presidente ASTOI.
“Non bastava esserci divisi sul calcio, sulla politica, sulla TAV e sui vaccini; sul solco della peggior tradizione nazionale siamo riusciti a dividerci anche sui Corridoi Turistici. Cerchiamo allora di rimettere la chiesa al centro del villaggio. È evidente che chiunque, nel mondo del turismo, avrebbe preferito veder rimosso il divieto di viaggiare piuttosto che limitarsi ad operare sui Corridoi. Bisogna però fare i conti con la realtà e, dato che questa ipotesi non era sul tavolo, si è reso necessario provare a difendere una minima possibilità di sopravvivenza per il settore.
Il tema qui non è che il bicchiere riempito a metà poteva essere pieno, ma che avrebbe potuto essere completamente vuoto visto che, dopo le festività natalizie, l’orientamento del ministero era di non prorogare la sperimentazione. I Corridoi hanno permesso a TO/AdV di movimentare un po’ di traffico, di chiudere qualche pratica, di riallacciare il rapporto con i propri clienti e anche di pagare qualche salario. È chiaro che questo non è il risultato che auspicavamo, ma è certamente il miglior risultato possibile visto l’atteggiamento del governo e dei media. Essi sono stati un formidabile boccaglio per prendere un po’ di ossigeno in questa apnea lunga quasi due anni.
Nei tre mesi di sperimentazione si conta che approssimativamente siano stati movimentati 60mila passeggeri nei Corridoi. Pochi? Tanti? Non lo so, ma sicuramente è meglio di 0. Siamo riusciti ad aprire le destinazioni più richieste nell’inverno e ne abbiamo aggiunte altre 6.
La parola “Corridoio” non è una parola da cancellare, semmai è una parola da superare al più presto quando verrà rimosso il disastroso divieto di viaggiare imposto da Speranza. Ma, in attesa che ciò avvenga, “Corridoio” è una parola da difendere con i denti perché rappresenta la sopravvivenza di molte imprese e chiunque attacchi questo tipo di soluzione fa male al settore come farebbe una malattia autoimmune che attacca il corpo che la ospita. Io ho la sensazione che mentre alcune persone sono impantanate fino ai fianchi e cercano di spingere il pullman fuori dal fango, qualcun altro, seduto all’interno, guarda fuori dal finestrino e chiede di spingere più forte. E di questo ne ho un po’ piene le tasche.
Non so se abbiamo ottenuto il miglior risultato possibile, so però che sia ASTOI sia le altre associazioni hanno lavorato senza interruzione, senza orari, senza sabati, senza domeniche, senza festività per ottenere questo risultato. Veder sminuire questo lavoro sui blog e su alcuni giornali fa davvero cadere le braccia. Il settore è debole proporzionalmente alla sua conflittualità interna e questo è un fatto, non un’opinione. Sia ben chiaro, se qualcuno di questi signori riuscisse a far cambiare idea al Ministro Speranza avrebbe il mio plauso totale ma, in attesa del miracolo, vale la pena ricordare che in assenza di cose intelligenti da dire, resta sempre aperta la preziosa opzione del silenzio“.