Alpinista doc addio, oggi si cercano rifugi comodi
E si accende dibattito: baite ancora in legno e pietra o meglio rimodernate alle nuove esigenze?


L'alpinista doc, quello che partiva alle luci dell'alba dal rifugio per arrivare sulle cime più alte, è quasi estinto e non parla più italiano: ora, sulle montagne italiane, ci sono sciatori, turisti e trekkers, molti dei quali di sesso femminile ed alcuni accompagnati dalla famiglia, che vengono sì ad alloggiare al rifugio, ma solo per fare brevi escursioni, insomma non vogliono stancarsi troppo.    
La fotografia l'ha scattata Davide Cardella, vicedirettore di Federalberghi Trento e segretario  del Coordinamento nazionale rifugi, a cui aderiscono circa 400 gestori di rifugi montani, appena entrato in Federalberghi. "Con la crisi è aumentato il turismo delle famiglie nei rifugi – spiega Cardella – ed è aumentata anche la clientela femminile: oltre il 50% del pubblico delle nostre pagine facebook è donna. Questi nuovi turisti, però, hanno poca voglia di camminare: chiedono stanze con bagno e il parcheggio vicino alla struttura. Prendono il rifugio come punto d'arrivo, mentre l'alpinista storico lo considerava un punto di partenza. Ormai gli alpinisti doc sono sempre più in via di estinzione e sono comunque tedeschi".
Anche sulla struttura dei rifugi, è in corso un vero e proprio dibattito: c'é chi pensa che baite, malghe e rifugi debbano rimanere in legno e pietra, con tutte le tradizionali 'scomodità' e il fascino di sempre, e chi pensa invece che andrebbero ristrutturati ed adattati alle nuove esigenze della clientela. "In Valle d'Aosta sono state attuate ristrutturazioni architettoniche bellissime – racconta Cardella – con soluzioni avvenieristiche che si adattano alle più moderne realtà costruttive. Sembrano vere e proprie opere d'arte".    

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