domenica, 28 Aprile 2024

Compagnie aeree Usa verso il fallimento

Tagli al personale e prezzi stracciati per restare a galla

Il ‘pieno’ di dollari (15,3 miliardi) dare dal governo Usa alle compagnie aeree messe al tappeto dagli effetti dell’11 settembre non sembra essere bastato. E, mentre si avvicina il primo anniversario degli attentati alle Torri gemelle, si allunga la lista dei vettori in crisi: il regime fallimentare è già una realtà per Midway, Vanguard e Us Airways, e si profila all’orizzonte per un’altra big, United
Airlines. Solo negli Stati Uniti, le compagnie l’anno scorso hanno accusato una perdita operativa di quasi 7 mld di dollari, e per il 2002 le stime indicano conti in rosso per oltre 5 mld. Nel secondo trimestre, le perdite totali dei dieci maggiori vettori Usa hanno sorpassato i 1,47 mld di dollari.
La ripresa, indicano gli esperti, ci sarà solo nel 2003. In questo scenario di crisi aperta, le compagnie lottano per la sopravvivenza, e non sono solo le piccole a rischiare il tracollo. Lunedì scorso anche Us Airways, settimo vettore statunitense, ha richiesto la bancarotta protetta, accodandosi ai due vettori di medie dimensioni Midway Airlines e Vanguard Airlines. E la lista potrebbe allungarsi con un nome di spicco, quello di United Airlines, seconda compagnia americana per volume di traffico e prima al mondo per destinazioni servite, che mercoledì scorso ha annunciato la possibile richiesta del ‘Chapter 11′, non riuscendo a far fronte all’imponente mole di
debiti (875 mln di dollari solo nel trimestre appena concluso) che l’affligge. Ual (la holding che controlla United) proverà anche a tornare alla carica presso il governo Usa per assicurarsi un prestito di 1,8 mld di dollari che lo scorso mese le è stato rifiutato in quanto il piano di riorganizzazione presentato non convinceva sul fronte dell’abbattimento dei costi. In questo sforzo di restare a galla, martedì scorso American Airlines ha annunciato il taglio di circa 7.000 dipendenti entro il prossimo marzo e l’intera revisione della propria strategia operativa, con l’eliminazione di diverse rotte e la messa a terra di un consistente numero di velivoli della propria flotta.
Intanto, un po’ tutti i vettori aerei Usa cercano di riacquistare il mercato proponendo biglietti a prezzi di saldo. Nell’ultimo mese le tariffe sono scese dell’1,3%, il maggior calo dallo scorso novembre. Northwest Airlines, il quarto vettore Usa, ha annunciato di aver tagliato i prezzi delle
classe business tra il 23% e il 41% dall’inizio di agosto. Non potevano naturalmente mancare iniziative promozionali per l’11 settembre, quando National Airlines e Spirit Airlines faranno volare gratis (al prezzo simbolico di un dollaro) i loro clienti Usa. L’imperversare della crisi dei vettori Usa preoccupa anche le compagnie europee. Neanche due anni fa, i sette maggiori vettori europei, tra cui British Airways, Virgin Atlantic Airways e Klm Royal Dutch airlines, avevano definito strategie a lungo termine per rafforzarsi nel business molto redditizio dei voli transatlantici. Dopo l’11 settembre, le rotte transatlantiche hanno invece sofferto quanto i voli nazionali Usa, perdendo in
un anno oltre il 20% del traffico. Il drastico cambiamento di scenario, oltre a far soffrire i bilanci delle ‘major’ continentali, le ha indotte a concentrarsi sui voli nazionali e soprattutto sulle classi economiche

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