Il mercato dei trasporti è ancora chiuso e poco trasparente, con ampie sacche di inefficienza, servizi poco competitivi, molta insoddisfazione degli utenti, tariffe non orientate ai costi, poca attrattività per gli investimenti privati. E’ da questa eredità del passato che l’Autorità di regolazione dei trasporti, entrata in operatività cinque mesi fa, ha avviato la propria azione che punta ad un cambiamento di mentalità: “porre al centro il passeggero o i beni trasportati e non, come è stato finora, l’infrastruttura utilizzata o il mezzo tecnico che li trasporta”.
Nella prima relazione annuale, il presidente Andrea Camanzi ha fatto il punto sullo stato delle cose e indicato le linee d’azione per questi sette anni. “La nuova Autorità può liberare il sistema italiano dei trasporti da ostacoli, distorsioni e limitazioni che ne hanno bloccato lo sviluppo”, ha detto Camanzi.
Nel passare in rassegna i vari settori, il Garante ha evidenziato “numerose e urgenti” questioni di regolazione dei trasporti, ricordando che l’Authority ha “poteri sanzionatori molto pesanti”, fino al 10% del fatturato delle imprese, anche se intende lavorare in modo che non ci sia mai bisogno di sanzionare.
In particolare, “nei settori nei quali, come nel trasporto ferroviario, operano imprese dominanti verticalmente integrate, è essenziale che la gestione della infrastruttura sia separata dalla fornitura dei servizi”, ha detto Camanzi facendo riferimento alle Fs.
Nelle ferrovie, inoltre, l’Autorità aprirà un faro per verificare la congruità dei contributi pubblici al servizio universale. E sta anche lavorando a rivedere il sistema di regolazione dell’accesso alle infrastrutture ferroviarie e i meccanismi di calcolo dei relativi pedaggi.
Sugli aeroporti, invece, Camanzi ha voluto chiudere la polemica con l’Enac, assicurando che non c’è nessuna confusione di ruoli: la legge è chiara e l’Autorità svolgerà tutti i compiti di regolazione economica, mentre l’Enac continuerà a svolgere la regolazione tecnica.