Ammonta a 507 milioni di euro la ricaduta economica diretta annua della crocieristica nell'Adriatico, di cui il 68,2% (pari a 345,62 milioni) generato dai porti crocieristici adriatici italiani.
Il dato è emerso dalla ricerca ‘Venezia e l'Adriatico’, studio commissionato da Venezia Terminal Passeggeri e svolto da Risposte Turismo. L’indagine ha analizzato la rilevanza del porto veneziano per i traffici crocieristici e le ricadute economiche nell'intera regione adriatica. Alla sola Venezia è ascrivibile il 54% della spesa diretta totale dell'Adriatico (274 milioni di euro), un valore molto più alto considerando il valore aggiunto complessivo (ricaduta indiretta e indotta) che uno studio dell'Autorità Portuale di Venezia ha stimato pari a 400 milioni. Applicando la stessa proporzione all'intera area adriatica, la dimensione complessiva salirebbe a 700 milioni di cui 500 appannaggio dei soli porti italiani. All'interno del bacino Adriatico sono 20 i porti che hanno accolto traffico crocieristico nel 2012, per un totale movimenti passeggeri pari a quasi 5 milioni e un totale toccate navi pari a 3.550, rispettivamente il 19,4% ed il 23,7% dell'intero Mediterraneo.
Venezia è in testa alla classifica tra gli scali dell'area con una percentuale sul totale movimenti passeggeri del 35,6% e del 18,6% per quanto attiene alle toccate. A seguire Dubrovnik, Corfu, Bari e Kotor che assieme a Venezia portano le quote percentuali a 85,7% e 66,2%. Ben l'89% delle navi di stazza superiore alle 40.000 tonnellate entrate in Adriatico hanno fatto scalo (come homeport o come port of call) a Venezia.
Sono solo 50 gli itinerari crocieristici che nel 2012 hanno escluso Venezia. Ne deriva un elevatissimo grado di dipendenza della crocieristica in Adriatico da Venezia (emblematico il caso di Bari in cui oltre 90% delle toccate nave è riferibile a navi sopra le 40.000 tonnellate che transitano anche per Venezia). Infine, lo studio ha ipotizzato che qualora Venezia uscisse dagli itinerari delle navi superiori alle 40.000 tonnellate di stazza sarebbe a rischio in Adriatico una ricaduta economica di 428 milioni di euro.