Stop a Uber per “concorrenza sleale”. Dopo quello, deciso due anni fa dai giudici di Milano e poi confermato a Torino, di UberPop, il servizio che permette a chiunque di fare il tassista senza licenza, il Tribunale di Roma ha imposto alla multinazionale americana di bloccare su tutto il “territorio italiano”, entro 10 giorni, l’app Uber Black, quella che serve per chiamare le berline nere con autista attive nel capoluogo lombardo e nella capitale, e una serie di altre applicazioni analoghe, come Uber-Lux, Uber-Suv e Uber-Van.
Il giudice ha accolto il ricorso cautelare (la causa civile proseguirà nel merito) presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti. “Siamo allibiti per quanto annunciato dall’ordinanza che va nella direzione opposta rispetto al decreto Milleproroghe e alla normativa europea”, ha commentato Uber Italia, annunciando appello. “Ora il governo – ha aggiunto la società – non può perdere altro tempo ma deve decidere se rimanere ancorato al passato, tutelando rendite di posizione, o permettere agli italiani di beneficiare di nuove tecnologie”.
Intanto Altroconsumo ha dato mandato ai propri legali per affiancare Uber nel ricorso in Tribunale “a tutela della pluralità dell’offerta ai consumatori”. L’organizzazione ha inoltre scritto al presidente del consiglio Maurizio Gentiloni e al ministro dei Trasporti Graziano Delrio per un intervento immediato.
“Le esigenze di mobilità degli utenti in Italia – secondo Altroconsumo – esuberano le possibilità di prestazione del solo servizio taxi: una restrizione a questo servizio come unica offerta del trasporto pubblico non di linea è antistorica. Congelare l’esperienza dell’innovazione significa far arretrare il Paese. La legge di settore – conclude la nota – deve essere rivista per tener conto delle esigenze da più parti sollecitate (Governo, Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, Autorità dei Trasporti) di una apertura concorrenziale del mercato imposta dalle nuove tecnologie digitali”.