venerdì, 22 Novembre 2024

Al via ‘Buy Wedding in Italy’, Amalfi meta al top insieme alla Toscana

Prendono il via oggi i lavori del 5° ‘Buy Wedding in Italy’, a cura di JFC e promosso da Buy Wedding in Italy e ANUSCA, con la presenza di 35 operatori provenienti da 19 paesi esteri. L’obiettivo è fare il punto sul settore con convegni, workshop e incontri di formazione sugli ‘Scenari del destination wedding italiano ed estero’. Il turismo del wedding, infatti, può contare sul suo primo Osservatorio Italiano che riuscirà a fornire maggiori certezze agli operatori italiani ed esteri del comparto fornendo dati reali, proiezioni e trend sullo sviluppo di tale attività.

Quando si parla di ‘wedding industry’ si intende un settore complesso, che coinvolge ed interessa sia la filiera di produzione e servizi territoriali sempre più ampia e differenziata, sia il sistema delle organizzazioni e società nazionali e non che si occupano di proporre sui mercati le wedding destination. Tale comparto è tra i settori con il maggior indice di spesa pro/capite. È composto da ben 16 diversi settori di specialisti che forniscono servizi ai matrimoni, i quali coinvolgono 71.437 aziende nel Belpaese. Si aggiungono i wedding specialists italiani, pari a complessive 4.228 aziende, sia di wedding planner che di Tour Operator/Adv italiani. Nel corrente anno il mondo del wedding tourism in Italia coinvolge ben 75.665 aziende/operatori.

Dal report emerge che Amalfi (13,3%) è considerata la destinazione idealmente più interessante/appetibile, seguita dalla Toscana (11,7) e da una più generica Costiera Amalfitana con il 10,4%. Segue poi Venezia (9,2%), Firenze (8,3%), la Puglia con il 7,3%, il Lago di Como con il 7,1%, Rom con il 5,9%. Poi, ancora: Ravello con il 4% e Capri con il 3,2%.

I territori regionali che assorbono – nel 2019 – la maggior quota di wedding tourism sono soprattutto tre: in primis la Toscana con il 25,6% del mercato, seguita dalla Campania (15,3%) e dalla Lombardia con un market share pari al 14,3%. Queste tre primarie regioni conquistano da sole ben il 55,2% del settore. Buone le quote del Veneto (8,2%), del Lazio (7,2%) e della Puglia (6,1%), mentre con percentuali inferiori troviamo a seguire, la Sicilia (3,3%), la Liguria (3,1%), il Piemonte (2,7%), l’Umbria (2,6%), il Friuli Venezia Giulia (2,5%) e la Calabria con il 2,1%.

La scelta di sposarsi in Italia, per molti stranieri, è legata ad elementi di indiscusso appeal della nostra nazione a livello mondiale: è, quindi, il fatto stesso che l’Italia sappia esprimere un “forte fascino ed una riconosciuta bellezza” ad essere l’elemento condizionante la scelta del nostro Paese per la maggior parte degli sposi, ben il 31,1% del totale. Vi sono poi ulteriori due fattori che incidono in maniera estremamente rilevante su tale scelta: “l’enogastronomia ed i prodotti tipici” (15,8%) e il fatto che l’Italia sia “meta romantica” (11,7%). Per molti sposarsi nel nostro Paese “rappresenta un sogno” (9,4%), ma vi sono anche “motivi e legami familiari” (8%). Altri motivi che fanno scegliere l’Italia come luogo per il loro matrimonio sono l’indiscutibile valore degli “aspetti storici e culturali” e la “bellezza del paesaggio, il landscape”, rispettivamente con quote del 6,6% e del 6,3%.

Nel 2019 la wedding industry italiana registrerà le seguenti performances: 9.018 matrimoni di stranieri realizzati, segnando un incremento, rispetto allo scorso anno, del +2,1% di eventi; 440.102 stranieri venuti in Italia per questi matrimoni, di questi, 18.037 sono gli sposi, i restanti 422.065 sono gli invitati; 1.783.136 le presenze complessive registrate grazie al wedding tourism; di queste, 137.081 sono le notti di soggiorno degli sposi, mentre le restanti 1.646.055 sono date dagli invitati; 486 milioni 854mila euro il fatturato complessivo del wedding tourism nell’anno in corso; 53.984 euro il costo medio sostenuto dalle coppie di stranieri per sposarsi in Italia.

Ma le prospettive sono buone anche per il 2010: ben il 46,4% degli operatori interpellati afferma che nel prossimo anno organizzerà “più matrimoni rispetto al 2019”.

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