Al via il green pass europeo con cui l’Europa prova a salvare l’estate. A soli tre mesi e mezzo dal primo coraggioso ma dibattuto annuncio di Bruxelles, entra in funzione il lasciapassare pensato per ridare agli europei la libertà di viaggiare nel Vecchio Continente dopo la paralisi causata dalla pandemia.
Oltre alla valigia, da oggi basta avere con sé il pass in formato cartaceo o digitale per varcare i confini nazionali e non essere più soggetti a restrizioni. Ma non solo: rispetto all’idea iniziale di usarlo soltanto per i viaggi, ora Bruxelles incita gli Stati membri a mettersi d’accordo e adoperare il documento anche per garantire in sicurezza l’ingresso a concerti, festival, teatri e ristoranti.
Il pass consiste in un QR code da tenere nello smartphone o in tasca, come quelli dei biglietti aerei, con tre alternative per dimostrare di poter viaggiare: aver completato il ciclo di vaccinazione, essere risultati negativi a un tampone, oppure essere guariti dal Covid-19 ed avere sviluppato gli anticorpi. Sulla carta insomma tutto bene, ma non mancano i punti ancora opachi.
A partire dalla validità dello stesso green pass. La prova di vaccinazione nella maggior parte dei Paesi vale dopo quattordici giorni dopo aver ricevuto la seconda dose (o la dose unica, per i monodose), ma per esempio in Austria viene riconosciuta soltanto dopo 22 giorni. Stesso discorso per i risultati negativi dei tamponi, accettati a seconda dei Paesi tra le 72 e le 48 ore precedenti al viaggio. E anche la possibilità di incorrere in eccezioni e misure unilaterali come quarantene e divieti per l’ingresso e l’uscita sui diversi territori nazionali resta presente.
Perché le raccomandazioni stabilite a livello Ue non sono vincolanti. Basti pensare all’ultima interdizione di viaggio in ordine cronologico imposta nei giorni scorsi dalla Germania per chi proviene dal Portogallo, che ha costretto Bruxelles a richiamare nuovamente tutti i Ventisette all’ordine. A tutto questo si aggiunge poi lo spettro della variante Delta, che potrebbe velocemente cambiare il quadro epidemiologico e le regole nel Continente, riproponendo divisioni e sfiduciando i cittadini. Ai quali non resta per ora che farsi forti del green pass continuando in ogni caso a districarsi tra le mappe settimanali del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) sui livelli di contagio nelle varie regioni e la piattaforma Re-Open EU, che contiene tutte le informazioni aggiornate sulle varie misure nazionali.
Dunque, tutti gli Stati membri (e i sei vicini Andorra, Islanda, Liechtenstein, Monaco, Norvegia e Svizzera) sono pronti per partire con il mutuo riconoscimento dei certificati. All’appello manca soltanto l’Irlanda, alle prese con un attacco hacker che ne ha messo ko i circuiti tecnici. E se qualcuno dovesse ancora incontrare difficoltà nel rilasciare i documenti è comunque previsto un periodo di transizione di sei settimane (fino al 12 agosto) durante il quale possono essere presentate altre prove di vaccinazione e/o test per varcare i confini nazionali. E godersi l’estate.