venerdì, 3 Maggio 2024

Booking.com spiega l’ospitalità LGBTQ+ con il programma Travel Proud

L’ultima ricerca di Booking.com evidenzia i continui progressi e le recenti difficoltà delle comunità LGBTQ+ in materia di viaggi. Nonostante il crescente riconoscimento da parte del settore turistico, molti viaggiatori devono ancora affrontare sfide enormi. In un contesto di decisioni politiche polarizzanti negli ultimi 12 mesi, la sicurezza personale non è mai stata così importante: quattro quinti (83%) dei viaggiatori LGBTQ+ hanno dichiarato di dover considerare la propria sicurezza e il proprio benessere come appartenente al mondo LGBTQ+ quando scelgono una destinazione (un aumento significativo rispetto al 62% dell’anno scorso). Questo dato aumenta anche per i viaggiatori intersessuali (90%), gender fluid (90%), transfemminili (89%) e transmaschili (87%).
Lo studio, condotto su 11.555 viaggiatori LGBTQ+ in 27 Paesi e territori di tutto il mondo, dimostra che le notizie più diffuse hanno messo in luce leggi e opinioni discriminatorie per molti, influendo sulle decisioni relative alle vacanze. Quasi tre quarti (il 76%) degli intervistati ammettono che le polemiche nei notiziari su atteggiamenti, discriminazioni e violenze nei confronti delle persone che si identificano come LGBTQ+ hanno avuto un forte impatto sulla scelta della destinazione, con i viaggiatori LGBTQ+ provenienti da Australia (84%), Hong Kong (82%) e Stati Uniti (79%) che indicano di essere i più cauti.
In tutto il mondo, ci sono ancora 64 Paesi che criminalizzano le relazioni omosessuali, di cui 11 possono prevedere la pena di morte, il che significa che destinazioni come queste vengono escluse dalla maggior parte dei viaggiatori LGBTQ+, nonostante alcune abbiano ospitato importanti eventi globali.
Sebbene i problemi di sicurezza personale abbiano un impatto chiave sulle scelte delle destinazioni per le comunità LGBTQ+ in generale (35%), esistono anche altre motivazioni importanti che giocano un ruolo molto forte per il viaggio, per esempio la bellezza dei paesaggi naturali (46%), la gustosa cucina locale (41%) e la presenza di splendide spiagge (39%), che rappresentano gli elementi principali con il maggiore impatto sulla scelta della meta.
Nonostante le notizie e le sfide significative che persistono in molte destinazioni, il 75% ritiene che la propria esperienza di essere LGBTQ+ li renda effettivamente più fiduciosi come viaggiatori (rispetto al 63% nel 2022), con transfemminili (83%) e transmaschili (81%) più sicuri di sé tra tutte le diverse identità di genere LGBTQ+. È anche confortante che, quando si tratta di esperienze in vacanza, l’83% dei viaggiatori LGBTQ+ si senta sicuro di poter partecipare a qualsiasi attività desideri. La maggior parte dei viaggiatori LGBTQ+ (68%) è più propensa a cercare attrazioni e attività su misura per loro. Per esempio, Booking.com offre una serie di attività specifiche per la comunità LGBTQ+, a disposizione dei viaggiatori di tutto il mondo, dalle passeggiate guidate per le vivaci strade del Marais a Parigi e di Asakusa e 2-Chome a Tokyo, a un tour informativo a New York che documenta come le comunità LGBTQ+ abbiano contribuito a trasformare l’area di Chelsea nel fiorente quartiere urbano che è oggi. Anche le esperienze di viaggio positive si stanno rivelando molto più comuni e, senza dubbio, stanno facendo crescere la fiducia delle comunità LGBTQ+.
L’industria dei viaggi sta chiaramente giocando un ruolo nel cambiamento di atteggiamenti e percezioni. L’80% dei viaggiatori LGBTQ+ si sentono più a loro agio a viaggiare grazie alla maggiore inclusività del settore dei viaggi, con una percentuale più alta, l’87%, per i viaggiatori gender fluid o gender queer. Inoltre, l’81% dei viaggiatori LGBTQ+ apprezza attivamente l’esperienza di prenotazione dei viaggi, solo il 5% in meno rispetto alla ricerca Travel Trends di Booking.com che si rivolgeva a tutti i viaggiatori.
Tuttavia, la ricerca mostra che c’è ancora molto da fare per soddisfare le esigenze dei viaggiatori LGBTQ+. Sebbene ricevere indicazioni e informazioni riguardanti la zona in cui si trova la struttura al momento del check-in sia prassi comune (per il 38%), trovare assistenza specifica per la comunità LGBTQ+ è molto meno frequente, con solo il 12% che ne ha fatto esperienza. Un terzo (il 30%) desidera ricevere informazioni sullo status della località riguardante la sfera LGBTQ+, come leggi locali, sensibilità religiose e consigli su dove andare per stare al sicuro, un dato che sale significativamente al 51% per i viaggiatori che si identificano come trans*, gender fluid o gender queer.
Esiste una chiara necessità che le compagnie di viaggio si presentino come alleate per implementare politiche inclusive e accoglienti per i viaggiatori LGBTQ+.
Dal lancio nel 2021, il programma Travel Proud di Booking.com offre corsi gratuiti e inclusivi sull’ospitalità, per aiutare le strutture a comprendere meglio le sfide specifiche affrontate dai viaggiatori LGBTQ+ e a capire cosa si può fare per far sentire ogni ospite a proprio agio, indipendentemente dalla sua provenienza, da chi ama o da come si identifica. L’offerta formativa è disponibile in inglese, italiano, francese, spagnolo, portoghese brasiliano e tedesco, con sessioni disponibili in ogni lingua almeno una volta alla settimana. Al momento su Booking.com sono presenti più di 24.000 strutture certificate in tutto il mondo, con accoglienti alloggi Travel Proud disponibili in 118 Paesi e territori e oltre 7.030 città.
“Noi di Booking.com crediamo che tutti dovrebbero poter essere se stessi ovunque nel mondo e l’industria dei viaggi ha un ruolo importante da svolgere affinché questo avvenga – afferma il Regional Manager di Booking.com, Alessandro Callari – Ecco perché il programma di formazione gratuito Travel Proud, che abbiamo reso disponibile in italiano all’inizio di quest’anno, è così importante. E siamo lieti che l’Italia abbia il maggior numero di strutture Proud Certified a livello globale – avendo recentemente superando quota 6000. È una conferma del fatto che i nostri partner in Italia abbracciano la formazione e la possibilità di rendere l’ospitalità più inclusiva”.

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