Gli italiani sono tornati a viaggiare, anche per lavoro. L’AirPlus Business Travel index, tool di data mining che elabora milioni di transazioni di viaggio effettuate con le soluzioni di pagamento AirPlus a livello globale, rileva per i primi 7 mesi del 2022 un importante aumento del volume dei biglietti aerei venduti. Non solo: rispetto al periodo pre-pandemico si vanno determinando tendenze nuove, alcune delle quali sono destinate a consolidarsi.
Il report AirPlus evidenzia che le transazioni per l’acquisto dei biglietti aerei sono aumentate rispetto all’anno scorso e a giugno addirittura il volume transato in Italia ha superato dell’1% quello dello stesso periodo del 2019.
Entrando nel dettaglio dei dati, si osserva che le trasferte di lavoro nel I semestre del 2022 sono state più lunghe rispetto al 2019 ed hanno registrato una durata media di 7,2 giorni rispetto ai 6,1 giorni del 2019. Soprattutto per le trasferte estere, i viaggiatori italiani hanno soggiornato lontano da casa in media 16 giorni (2019: 12,7 giorni), mentre i viaggi di 1 giorno, che hanno rappresentato il 12,1% dei viaggi di lavoro nel 2019, sono diminuiti in modo significativo (6,8%).
Gli italiani viaggiano di nuovo, e vanno un po’ più lontano: nel 2019 la percentuale di viaggi nazionali ed europei era sostanzialmente equivalente (rispettivamente 42,3% e 42,6%), quest’anno invece i voli per trasferte europee superano quelli per i viaggi nazionali (45,7% contro 39,3%). Per quanto riguarda le classi di prenotazione, non ci sono stati cambiamenti significativi rispetto al 2019, con circa il 5% di biglietti prenotati in business class e circa il 95% di biglietti in economy.
Il permanere di rigidi requisiti di ingresso in alcuni Paesi a causa del Covid-19, così come il conflitto tra Russia e Ucraina, hanno mutato sensibilmente le destinazioni intercontinentali rispetto al 2019. Mentre Cina e Russia rappresentavano allora rispettivamente la seconda e la terza destinazione di viaggio delle aziende italiane al di fuori dell’Europa, quest’anno sono state sostituite dall’India e dalle Filippine. Gli Stati Uniti, invece, hanno mantenuto la loro posizione come prima destinazione extra-europea.
In Europa, nonostante le normative di ingresso ormai più complicate legate alla Brexit, il Regno Unito è rimasto una destinazione importante, anche se è passato dal quarto al quinto posto fra le destinazioni europee preferite dai viaggiatori d’affari italiani rispetto al 2019, sostituito dalla Turchia. I primi tre paesi di destinazione per i viaggi di lavoro rimangono invece invariati, e sono la Germania, la Francia e la Spagna.
In un ambiente non più pesantemente determinato dalle incertezze della pandemia si è tornati a una maggiore pianificazione delle trasferte: quest’anno le aziende hanno prenotato i biglietti aerei in media 17,3 giorni prima dell’inizio del viaggio, mentre l’anno scorso i biglietti venivano acquistati in media 12,6 giorni prima della partenza (2019: 19,7 giorni).
I viaggi d’affari erano e sono ancora un’area a predominanza maschile. Questo divario è aumentato durante la pandemia: l’anno scorso, l’89,4% degli italiani che viaggiavano per affari erano uomini. Ora questo dato si è attestato intorno all’83,9%, tornando quasi allo stesso livello del 2019 (82,9%).