lunedì, 23 Dicembre 2024

Pandemia e business travel: dal crollo a timida ripresa

Un minor numero di voli, viaggi che hanno coperto distanze limitate, meno anticipo sulle prenotazioni e mediamente trasferte più lunghe per il 2020; ripresa di alcuni voli intercontinentali e viaggi programmati con più anticipo nei primi tre mesi dell’anno in corso. È la fotografia dei viaggi d’affari in aereo riportata dall’AirPlus Business Travel Index, che registra i dati delle transazioni di volo effettuate con le soluzioni di pagamento AirPlus in Italia, Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Olanda e Regno Unito.

Durante il primo anno della pandemia, come è noto, si è volato pochissimo. Nella seconda parte del 2020, in Europa, si è registrato 1/7 (un settimo) dei collegamenti aerei rispetto allo stesso periodo del 2019. Anche le distanze percorse sono state più brevi: sul totale dei voli effettuati dai viaggiatori d’affari in Europa, il 52,2% sono stati voli domestici, contro il 39,2% dello stesso periodo del 2019. Tra luglio e dicembre 2020, il 37,5% dei voli d’affari in Europa sono stati collegamenti continentali, mentre negli stessi mesi del 2019 questo dato si attestava a poco meno del 50%.
Nella seconda metà del 2020, infine, solo il 10,3% dei viaggi ha avuto come meta una destinazione intercontinentale fra Americhe, Asia, Africa, Australia o Nuova Zelanda. Nello stesso periodo del 2019 i voli intercontinentali contavano, invece, per un 15,4%.

L’anno clou della pandemia è stato caratterizzato dall’impossibilità di pianificare viaggi e trasferte. Le incertezze relative alle regole sugli spostamenti, nuovi requisiti d’uscita e d’ingresso e rapidi mutamenti nell’andamento delle infezioni hanno pesato molto sulla pianificazione dei viaggi d’affari, portando a ridurre l’anticipo sulla prenotazione. Nella seconda metà del 2019, infatti, i voli venivano prenotati, in media, con 23,5 giorni di anticipo rispetto alla data di partenza, mentre nel 2020 questo dato è sceso a soli 15,8 giorni.
Anche la durata della permanenza fuori casa è cambiata, presumibilmente per l’obbligo di quarantena richiesto all’arrivo in molte destinazioni: chi ha effettuato una trasferta è rimasto lontano per una media di 9,2 giorni nella seconda metà del 2020, pur percorrendo distanze relativamente brevi, contro la media di 5,5 giorni del 2019.

All’inizio del 2021, con la prospettiva dell’avanzamento della campagna vaccinale inizia a cambiare anche l’andamento dei viaggi d’affari che registrano i primi segnali di ripresa. Tra gennaio e marzo 2021, nonostante un numero ancora alto di infezioni e restrizioni rigide, si è registrata una ripresa dei voli a lungo raggio, dove quasi un viaggiatore su cinque (18,4%) ha compiuto una trasferta intercontinentale. Al tempo stesso, le aziende hanno iniziato a pianificare di più: l’anticipo di prenotazione si è attestato a 17,3 giorni dalla data di partenza, sempre a livello europeo. Ancora in crescita il trend che ha visto aumentare la permanenza fuori casa dei viaggiatori. In media, nei primi tre mesi del 2021, la durata delle trasferte è stata di circa 12,9 giorni.

La fotografia dell’Italia per quanto riguarda i voli d’affari rispecchia sostanzialmente il quadro europeo. La percentuale dei voli intercontinentali, che era al 18,2% nella seconda metà del 2019, è scesa al 10,7% nello stesso periodo del 2020, per poi risalire al 15,4% nei primi tre mesi del 2021. Anche nel nostro Paese gli spostamenti sono stati pianificati con minore anticipo durante l’anno di picco della pandemia: l’advanced booking era a 18,9 giorni dalla partenza del volo nel periodo compreso tra luglio e dicembre del 2019, mentre nella seconda metà del 2020 è sceso a 11,4 giorni, e rimane sostanzialmente sulla stessa linea (12,3 giorni) per i primi mesi del 2021. Per chi, comunque, ha viaggiato per affari, il tempo trascorso in trasferta si è decisamente allungato: una media di 10,8 e 11,8 giorni, rispettivamente, nel 2020 e 2021, quando nel 2019 era di 6,8 giorni.

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