Se tutto il mondo del turismo ha sofferto durante questi 20 mesi di pandemia, un settore in particolare è stato messo in ginocchio, quello del turismo organizzato. Un settore che nel 2019 aveva prodotto un fatturato di 13,3 miliardi di euro, in crescita del 4% sul 2018. Un settore che era sano e vitale e nel 2020 è “precipitato” a 3 miliardi e nel 2021 probabilmente arriverà a fatica a 2,5 miliardi. Un settore che al TTG Travel Experience di Rimini ha gridato il suo dolore in modo forte e compatto riunendo sullo stesso palco tutti i principali rappresentati delle associazioni di tour operator e agenzie e una platea vastissima di agenti di viaggio e dipendenti.
Tutti con la stessa maglietta che univa l’amministratore delegato, il direttore e il più giovane dei dipendenti con scritta inequivocabile SUBITO. Subito sostegni, subito certezza della cassa integrazione e subito riaperture di tutte le mete per riprendere a lavorare e mantenersi da soli. Il ‘subito’ è la parte più importante, perché non accada, come spiega il presidente di Astoi Confindustria Pier Ezhaya, che l’ambulanza arrivi “quando il paziente è ormai morto”. E perché la politica “non si distragga magari con le campagne elettorali”, come dice il presidente di Fto Federazione turismo organizzato Franco Gattinoni.
Una manifestazione corale e accorata allo stesso tempo che si è conclusa con un enorme selfie di gruppo da mandare come una cartolina di richiesta d’aiuto a tutti i ministri coinvolti (turismo in primis ma anche Salute, Lavoro, Trasporti etc) in un settore così trasversale e variegato come è il turismo che nel 2019 valeva il 13% del pil e ha ottenuto un ministero tutto suo solo con il governo Draghi.
“Sin dalle prime fasi della pandemia – spiega Ivana Jelinic di Fiavet Confcommercio – abbiamo richiesto che gli interventi fossero rapidi ma ci si è messa la burocrazia, che è il vero tumore di questo Paese. Un terreno farraginoso entro cui un’azienda entra e si ritrova a combattere con tempi che non sono compatibili con la vita di un’impresa, tanto più in una fase emergenziale. Qualcosa è arrivato ma sempre con un ritardo terribile e molte delle nostre aziende nel frattempo hanno dovuto chiudere e continuiamo a richiederlo in maniera corale, vorrei potere essere più positiva, ma da 20 mesi ci scontriamo ogni giorno con carte e moduli, abbiamo imparato a leggere decreti e leggi. Non ci servono annunci e comunicati stampa, ci serve il decreto, la carta che canta”.
“In alcune piccole imprese la cassa integrazione è più bassa del reddito di cittadinanza e nel 2020 il nostro settore è quello che si è indebitato di più di tutti e quindi se la moratoria non sarà prorogata sarà la fine per molte aziende che non riusciranno a pagare” ha ricordato Gianni Rebecchi di Assoviaggi Confesercenti.
“Battaglia” è l’urlo di Enrica Montanucci, presidente di Maavi (Movimento Autonomo Agenzie di viaggio). “E’ un ossimoro accostare questo termine al turismo perché il turismo è il contrario, è gioia, leggerezza, riposo. Invece noi da ben 20 mesi siamo costretti alla battaglia tutti i giorni. Non siamo abituati ad alzare i toni e a fare battaglia ma la faremo. Non si può tollerare l’ignavia da parte delle istituzioni. Abbiamo fatto riaprire noi i corridoi perché se aspettavamo il ministro stavamo freschi, siamo andati a risolverci i problemi da solo”.
C’è poi Domenico Pellegrino di Aidit: “Ci manca il prodotto, il nostro prodotto è il mondo, ci hanno tolto il mondo, è successo solo a noi perché in Europa è andata diversamente. Noi abbiamo invece un problema culturale: si divide stupidamente in turismo buono, quello di incoming, e uno cattivo quello dell’outgoing che viene percepito come quello che distrae gli italiani e porta la valuta fuori”.