Il Covid-19 e le misure di contenimento del governo varate in autunno presentano un conto salato anche per le Valli Olimpiche dove gli hotel registrano un calo del 90% del fatturato nel 2020 con prospettive simili per il primo semestre 2021. Un’eventuale riapertura a partire dal 15 febbraio e la possibilità di tenere aperti gli impianti non contribuirà a salvare la stagione.
Dopo un’estate positiva, con flussi di turismo incoraggianti, la seconda ondata dell’epidemia e le misure varate dal governo per contenerlo hanno messo in ginocchio le strutture ricettive delle montagne olimpiche. Con gli impianti di risalita chiusi, i divieti allo spostamento tra regioni – e per lunghi periodi anche tra comuni – norme poco chiare e spesso emanate all’ultimo le strutture alberghiere e turistico-ricettive non sono state incluse tra le attività costrette a chiudere ma si sono viste privare della clientela (al 70-80% rappresentata da turisti stranieri).
Un eventuale allentamento delle misure di contenimento del contagio con la riapertura degli impianti sciistici e la possibilità di operare, a numero chiuso, non basterà a salvare una stagione drammatica. Per questo Federalberghi Torino e le associazioni di albergatori e gli imprenditori del settore di Bardonecchia, Sestriere, Sauze d’Oulx, Pragelato, Cesana, Claviere e Prali chiedono, nel breve periodo, ristori immediati, estesi anche a rifugi, strutture extra-alberghiere, agriturismi e case appartamenti vacanze, e una consistente riduzione o la cancellazione per il 2021 dei tributi locali.
Per il futuro gli operatori chiedono una politica di rilancio turistico che parta, almeno nei prossimi mesi, da quello di prossimità e di promozione nazionale ed internazionale con incentivi per chi intende investire sul territorio.
“Le nostre valli stanno subendo conseguenze economiche pesantissime a causa del Covid-19 e delle misure varate dal governo – dice Fabio Borio, presidente di Federalberghi Torino – dopo una stagione 2020 colpita improvvisamente dal lockdown di marzo e nonostante un’estate in parte positiva il settore turistico-ricettivo sta ora vedendo sfumare l’intera stagione sciistica con un impatto fortemente negativo sui fatturati. Occorre erogare con rapidità ristori e compensazioni che siano proporzionali alle perdite subite, ma è soprattutto necessario avere certezze sulle strategie per la ripartenza. È vero che anche riaprendo il 15 febbraio non si riuscirà a salvare una stagione, ma se le chiusure a singhiozzo dovessero protrarsi fino all’estate molti potrebbero essere costretti a chiudere”.
“Le nuove restrizioni, i divieti e la confusione sulla possibilità di raggiungere le località di montagna hanno penalizzato le prenotazioni alberghiere determinando un danno economico pazzesco – dichiara Giorgio Montabone, presidente di Federalberghi Bardonecchia – la stagione turistica è ormai completamente compromessa perché anche con la riapertura, febbraio e marzo sono tradizionalmente i mesi delle settimane bianche per gli stranieri che quest’anno non arriveranno. A metterci in gravi difficoltà è soprattutto l’incertezza delle decisioni sulla riapertura ma anche sui ristori, intanto le settimane passano e si rischia di compromettere un intero sistema”.
“La chiusura degli impianti ci ha fortemente penalizzati perché in inverno la nostra clientela è rappresentata quasi esclusivamente da sciatori e le norme spesso confuse hanno scoraggiato soprattutto gli stranieri che rappresentano l’80% della nostra clientela – denuncia Renzo Roux, presidente dell’Associazione Albergatori Sestriere – a questo si aggiunge anche il paradosso per cui le nostre strutture non sono state obbligate a chiudere ma sono rimaste aperte senza clientela con costi che proprio in inverno sono più alti. I decreti, spesso emanati all’ultimo, non ci hanno nemmeno consentito di organizzare quel poco di lavoro rimasto. Chiediamo ristori immediati e adeguati, la riduzione o la cancellazione dei tributi locali nonché dei canoni per servizi non fruiti come la Siae e il Canone Rai. Per il futuro riteniamo inoltre indispensabile che venga messo a punto un piano di promozione delle nostre destinazioni, sia a livello nazionale che internazionale ed eventuali incentivi rivolti agli investitori che intendano creare posti di lavoro sul territorio”.
“A Sauze gli hotel sono chiusi ormai da mesi e anche con l’eventuale riapertura dal 15 febbraio non riusciremo a salvare una stagione che possiamo considerare persa, soprattutto per la mancanza dei turisti stranieri che rappresentano il 90% della nostra clientela e per il divieto di spostamento tra regioni – dichiara Stefano Daverio, referente per gli albergatori di Sauze d’Oulx – servono ristori urgenti ed adeguati perché siamo chiusi ininterrottamente da febbraio scorso e non abbiamo ancora visto nulla, se proprio non si riescono ad avere dei ristori chiediamo almeno di essere esentati dai tributi e dalle tasse”.