venerdì, 19 Aprile 2024

Caizzi: bene UE su Airbnb ma continuare a combattere abusivismo

Airbnb deve riscuotere e versare allo Stato italiano la cedolare secca sugli affitti brevi. La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea chiude la vertenza iniziata nel 2017. Il gigante multinazionale dell’affitto breve, ha pubblicato per la città Bari nel 2022 ben 1.886 annunci con un impatto economico sulla città (+60% rispetto al 2018), secondo una rilevazione del Centro Studi di Federalberghi. Per l’economia turistica della città, questi numeri non hanno portato posti di lavoro, registrando, di contro, un consistente mancato gettito Iva, evasione fiscale (Irpef, Tarsu, canone Rai, ecc.), concorrenza sleale e turbativa di mercato.
A fronte di una situazione che registra un’incidenza dell’abusivismo ricettivo di oltre l’80% sull’intera economia turistica cittadina, il Comune di Bari non ha altra risposta che annunciare l’imposizione della tassa di soggiorno, a partire dalla primavera prossima. Una decisione iniqua che penalizzerà le strutture alberghiere ed extralberghiere legali, provocando degli effetti distorsivi sull’economia turistica della città. Sarà molto difficile, inoltre, recuperare la tassa di soggiorno da chi soggiornerà nel variegato segmento degli affitti brevi come Airbnb ed altri.
Con una proiezione sull’intero territorio della Puglia, nel 2022 Airbnb ha pubblicato 41.573 annunci, con l’immissione sul mercato di più di 170.000 camere che hanno prodotto il fatturato maggioritario (50/60%) dell’intera economia turistica pugliese.
“Le rilevazioni del nostro Centro Studi – dice Francesco Caizzi, vicepresidente nazionale e leader barese e pugliese della Federalberghi – confermano ancora una volta che Airbnb e compagni non sono le anime candide autori dei trend turistici alla moda ma generatori di fatturati miliardari che sfuggono in larga parte all’area della legalità. Oggi è arrivata una sentenza importante dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea che impone al colosso mondiale dell’affitto breve di riscuotere e versare alla Stato italiano la cedolare secca (21%) su ogni prenotazione online. Ritengo che questa pronuncia sia un passo in avanti verso la trasparenza e il contrasto all’evasione fiscale. Non posso, però, non sottolineare che i dati pubblicati siano vergognosi e ci riportino a un’amara realtà, quella di un segmento importante per Bari e la Puglia che subisce la piaga dell’abusivismo ricettivo. A Bari Airbnb ha pubblicato nel 2022 ben 1.886 annunci con un notevole impatto economico sulla città (+60% rispetto al 2018). In città si registra un’incidenza dell’abusivismo ricettivo di oltre l’80% sull’intera economia turistica. Questi numeri non hanno portato posti di lavoro in più, registrando, di contro, un consistente mancato gettito Iva, evasione fiscale (Irpef, Tarsu, canone Rai, ecc.), concorrenza sleale e turbativa di mercato. Ho provveduto a recapitare la rilevazione completa ai soggetti istituzionali dedicati repressione dei fenomeni di abusivismo ricettivo.
A fronte di questa cruda realtà – continua Caizzi – il sindaco di Bari pensa bene di annunciare l’introduzione della tassa di soggiorno, un tributo iniquo e odioso che, nel contesto dato, sarà difficile incassare almeno dall’80% della platea prevista, che opera tra le pieghe del “nero” e dell’illegale. Per definizione, qualunque sistema di imposte deve rispettare due fondamentali criteri di giustizia impositiva: quello della neutralità e quello dell’equità. Nel caso dell’imposta barese, non sarebbe neutrale perché provocherebbe effetti distorsivi sull’economia turistica (l’imposta graverebbe solo sulle aziende ricettive legali), non equa perché non riserverebbe un ‘trattamento uguale ai contribuenti che si trovano nella stessa condizione economica’, visto che gli utenti dell’affitto breve non pagherebbero l’imposta.
I dati di Federalberghi – conclude – mettono a nudo le bugie dell’house sharing che da fenomeno di costume si è trasformato in vero e proprio segmento economico alternativo nel turismo della Puglia, provocando concorrenza sleale e distorsione del mercato. Nel 2022 Airbnb ha pubblicato 41.573 annunci, con l’immissione sul mercato di più di 170.000 camere che hanno prodotto il fatturato maggioritario (50/60%) dell’intera economia turistica pugliese. Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare perché la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. Non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno. Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito, ma attività economiche a tutti gli effetti, con moltissimi inserzionisti che gestiscono più di un alloggio. Non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta poiché gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali. In Puglia, infatti, sono in maggior numero nelle località di mare e nelle città capoluogo di Provincia”.

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