“Sostenere il turismo vuol dire compiere atti concreti per favorirne lo sviluppo economico; limitarsi a dichiarazioni di principio nei convegni o moltiplicare gli organismi di confronto tra pubblico e privato, senza dar loro alcun reale potere decisionale, è una politica di corto respiro che non porta alcun risultato.
Se poi a questo si aggiunge un incremento di tassazione, con l’introduzione dell’imposta di soggiorno, è chiaro che non si crede nel settore come possibile veicolo di rinascita economica. Una decisione che se assunta da un Comune che ha fatto dell’innovazione nel turismo la sua bandiera, lascia ancora più perplessi”. Ad affermarlo Gino Notarangelo, presidente della Federalberghi-Confcommercio della provincia di Foggia, in merito alla possibile introduzione ad inizio 2016 della tassa di soggiorno a Manfredonia.
Per Federalberghi la decisione del Comune è l’esatto contrario di quanto si dovrebbe fare per favorire politiche di sostegno alla destagionalizzazione.
L’Associazione evidenzia che, assumendo tale decisione, Manfredonia sarebbe l’unico comune della provincia di Foggia ad introdurre la tassa sull’intero periodo dell’anno. L’imposta, infatti, è presente in alcuni comuni costieri del Gargano ma incide, con tariffe diversificate, solo sui mesi estivi.
“Con l’imposizione di tale tassa – fanno notare – il centro sipontino verrebbe equiparato alle grandi città d’arte italiane: Roma, Venezia, Firenze. Peccato, però, che i numeri siano differenti, con Manfredonia che faticosamente raggiunge le 150mila presenze annue”.
“Se si vuole davvero fare del Gargano una destinazione turistica, è fondamentale –Notarangelo – stabilire una strategia comune che veda coinvolte, accanto alla Regione, le Amministrazioni comunali, gli Enti Intermedi e le organizzazioni di categoria degli operatori del settore. Non farlo significa non aver capito nulla delle strategie di marketing territoriale fin qui sostenute; per di più con il rischio di generare una inutile e pericolosa guerra tra poveri tutta interna al territorio provinciale”.
Inoltre, l’associazione evidenzia che l’entrata in vigore dell’imposta nel 2016, con le tariffe già pubblicate, potrebbe generare polemiche e contenziosi di difficile soluzione con clienti che si vedrebbero costretti a pagare una somma maggiore di quanto già pattuito.