Gela ha la sua "area marina di tutela archeologica". Qui non si potrà fare il bagno, pescare o ancorare barche. Saranno invece incentivate le visite organizzate, "specie quelle organizzate – come sottolinea il soprintendente Sebastiano Tusa – perché il turismo subacqueo è un turismo ricco, non conosce crisi economica e porta notevoli benefici al turismo locale".
L'area sottoposta a tutela, su iniziativa della Soprintendenza del mare di Palermo e della capitaneria di porto di Gela, si trova in contrada Bulala e comprende le zone dove sono stati ritrovati tre relitti di navi greco-arcaiche risalenti al VI-V secolo avanti Cristo. Finora solamente uno dei relitti ricadenti nell'area del parco archeologico marino (il "Gela 1") è stato recuperato, inviato in Inghilterra per la bonifica conservativa e restituito alla soprintendenza di Caltanissetta, in attesa che venga esposto in un museo del mare ancora da costruire a Gela (un finanziamento di 5 milioni di euro è andato perduto). Gli altri due, data l'esiguità dei fondi disponibili, saranno al centro di nuove campagne di scavi ma dilazionate nei prossimi tre anni.
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