giovedì, 25 Aprile 2024

A Lampedusa 40 relitti della II guerra mondiale: si punta su turismo subacqueo

Sono pieni di rifornimenti bellici: cannoni e bombe, ma anche di veicoli d’epoca: camion, cingolati, carro armati che hanno un valore di centinaia di migliaia di euro sul mercato del collezionismo. A partire da 20 miglia dalla costa di Lampedusa e fino ad arrivare a 100 miglia di distanza, ad una profondità che va da 33 a 140 metri, fino a dove riescono a scendere i sub, ci sono decine e decine di relitti storici. Una quarantina, la maggior parte dei quali mercantili, quelli individuati e tutti affondati, durante le grandi battaglie di convogli navali (la “Battaglia del Mediterraneo”) della seconda guerra mondiale.

“Da 15 anni, il focus iniziale era trovare i relitti, abbiamo intrapreso con la Sovrintendenza del mare della Sicilia, c’era l’archeologo Sebastiano Tusa, questo progetto – spiega il ricercatore sottomarino Mario Arena di Trieste, ma con origini messinesi – . Per trovare le navi inabissate utilizziamo le informazioni dei pescatori, conoscono i punti in cui si trovano i relitti che costituiscono un eccellente habitat per i pesci di grossa taglia, fungendo anche da barriera corallina. Su questi relitti si impigliano però le reti dei pescatori siciliani e tunisini, responsabili della morte della vita marina. Da quest’anno, collaborando con due organizzazioni internazionali, Ghost diving’s e society for the documentation of submerged sites (Sdss) – evidenzia Arena – abbiamo iniziato a rimuoverle”.

Il progetto, che si raffronta con il dirigente Claudio Di Franco dell’ufficio Relitti d’età contemporanea della Sovrintendenza del mare, e che ha il supporto della Sovrintendenza di Agrigento, punta su tre direttrici: storica, ambientale e turistica. Si perchè queste navi hanno anche un forte potenziale come attrattori turistici, sono beni culturali sommersi. C’è già un turismo subacqueo importante a Malta o in Croazia con nuclei di appassionati subacquei attratti proprio dai relitti. “I relitti individuati nel canale di Sicilia sono spettacolari. I diving dovranno attrezzarsi per sfruttare la potenzialità. Non sarà come fare le immersioni sotto costa, bisogna attrezzarsi andare a 50, 100, 150 chilometri, quindi c’è bisogno di imbarcazioni adeguate”.

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