lunedì, 4 Novembre 2024

Castello Schisò, al via riconversione in polo culturale e museo

Fuori è il Castello di Schisò, ma dentro sembra un piccolo borgo antico: c’è la casa padronale, la corte interna di una masseria colorata da macchie di verde e di bougainvillea, c’è la chiesetta con la campana sul tetto e poi ci sono magazzini e immensi capannoni industriali dalle alte capriate dove, si dice, fino al secolo scorso si lavorassero gli agrumi e prima ancora la canna da zucchero.

Il Castello di Schisò nel 2018, per volere di Sebastiano Tusa, è entrato a far parte dei beni della Regione Siciliana tramite l’acquisto, in autofinanziamento, del Parco Archeologico Naxos Taormina.

Il via ufficiale ai lavori è stato dato ieri, venerdì 16 aprile. Nei prossimi mesi il complesso del Castello di Schisò sarà protagonista di un “cantiere della conoscenza” con l’avvio di un importante intervento di recupero architettonico che, oltre a farne un Polo culturale e sede del nuovo Museo archeologico di Naxos, restituirà alla memoria della comunità di Giardini Naxos un importante tassello di storia locale.

“Con il Castello di Schisò aperto alla pubblica fruizione – aggiunge sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – Giardini Naxos si riapproprierà di un prezioso gioiello che, attraverso le testimonianze raccolte, potrà raccontare al mondo la storia della prima colonia greca di Sicilia, ma anche della realtà sociale e imprenditoriale che proprio nel Castello di Schisò, in tempi più recenti si è sviluppata”.

In programma, nei prossimi mesi, un’impegnativa indagine pluridisciplinare per approfondire la conoscenza e l’antica destinazione dei singoli immobili con l’obiettivo di orientare e ripensare i futuri interventi di recupero e riconversione di tutti gli spazi. In questo primo stralcio, gli interventi in programma interesseranno l’ala della residenza, la terrazza annessa, l’ex magazzino e la torre quadrata, mentre una parte del fabbricato industriale ospiterà il cantiere di scavo archeologico.

Da un lato una squadra di architetti, geologi e maestranze saranno impegnati sia a mettere in sicurezza gli immobili sostituendo le coperture dei tetti, sia indagando la stratigrafia con saggi e carotaggi dei terreni per rideterminare la storia del sito e la sua funzione; dall’altro lato, invece, un’equipe di ricerca, guidata dalla direttrice, l’archeologa Gabriella Tigano, condurrà una campagna di scavi per esplorare le tracce più remote della presenza umana nel sito di Naxos.

E i primi risultati non si sono fatti attendere. Durante le attività iniziali di disboscamento e messa in sicurezza, infatti, è emersa una maschera di sileno, l’inconfondibile satiro dal ghigno irridente che, con funzione apotropaica, sin dai tempi della colonia greca, i naxioti appendono sopra la porta di casa per tenere lontani gli spiriti maligni. Un ritrovamento che è stato salutato positivamente dal personale del Parco e dalla stessa direttrice, proprio per il suo carattere beneaugurale.

Il direttore dei lavori, Arturo Alberti, architetto con una lunga esperienza nel restauro di monumenti architettonici, in particolare quelli di epoca federiciana, spiega: “In questa fase conoscitiva del cantiere di restauro, proveremo a ricostruire la storia di questi edifici che intanto andiamo a mettere in sicurezza. Una grande operazione di indagine e recupero della memoria che, come dimostrano questi ex opifici, esempio di archeologia industriale, ci consentiranno di ridefinire la storia locale e restituire identità a una comunità, fornendo la consapevolezza e l’autocoscienza di un dato”.

La ditta aggiudicataria è la Pentatek srl di Partinico (Pa) e l’importo dell’investimento a base d’asta ammonta a circa 300.000 euro.

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