Il mondo professionale chiede alla politica regionale un passo avanti su programmazione e certezza amministrativa, ma un passo indietro sulla progettazione. Il corretto utilizzo della prossima tornata di finanziamenti europei, infatti, potrebbe innescare lo sviluppo del comparto turistico, mettendo in moto l’economia e risollevando le sorti del nostro territorio. È partito da questi presupposti il convegno “Turismo, grandi attrattivi e bandi europei”, organizzato da Ordine e Fondazione architetti di Catania, a cui è intervenuto anche l’assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo.
“I nuovi programmi comunitari prevedono 220 milioni di euro destinati all’asse turismo/beni culturali – ha esordito l’assessore – che per la prima volta vengono considerate in maniera unitaria, permettendo di destinare gran parte degli interventi alla tutela e alla valorizzazione dei sette siti Unesco. Ma la vera novità è che i fondi verranno gestiti dalla Regione, evitando così la frammentazione avvenuta durante la scorsa programmazione: le risorse quindi verranno distribuite ai 42 Comuni che rientrano nei siti che sono i principali attrattori in termini di presenze turistiche e valore storico-culturale. I settori d’intervento spaziano dall’ampliamento della ricettività, alla messa in sicurezza dei beni archeologici passando per il miglioramento della fruibilità degli stessi”.
Uno scenario che apre opportunità legate alla costruzione di una vera e propria rete dei siti, che verranno considerati come espressione di quel “museo diffuso” che è la Sicilia. “Abbiamo bisogno degli strumenti legislativi adeguati che ci consentano di misurarci con la qualità della progettazione – ha commentato la presidente della Fondazione architetti Paola Pennisi – e nel caso dei beni paesaggistici e culturali bisogna puntare a creare un sistema che interagisca con l’ambiente e i contesti urbani”.
“Valorizzazione e fruizione dei beni sono due aspetti congiunti – ha commentato il presidente dell’Ordine degli ingegneri di Catania Santi Maria Cascone – in molti casi abbiamo assistito a interventi parziali, mirati solo a determinati aspetti delle opere, così com’è successo con i Parchi archeologici, e questo non ha portato apprezzabili ricadute in termini economici. Si deve intervenire anche sulle infrastrutture e sulla mobilità: dalle strade fino all’illuminazione pubblica”.