Per l’Ue la Sicilia è un’isola, ma ora parliamo di continuità territoriale


La risoluzione approvata qualche giorno fa dall’europarlamento che riconosce “la condizione di insularità” alla Sicilia riapre la questione della continuità territoriale. Dunque, sembra questo il momento giusto per riaprire la vertenza con lo Stato e l’Ue per affrontare il tema di una mobilità più certa e a prezzi più contenuti. La Sicilia potrebbe chiedere l’attivazione di tratte sociali, forte comunque di un consistente flusso turistico che può risultare di particolare interesse per le compagnie aeree.

Di questo ne è consapevole Salvatore Cicu, europarlamentare del Ppe che ha proposto la risoluzione a Bruxelles: “Grazie alla decisione votata a larga maggioranza si potranno facilmente superare gli ostacoli normativi posti dal regime di libera concorrenza rispetto al principio della continuità territoriale: il sistema dei trasporti di Sicilia e Sardegna, per esempio, potrà finalmente godere dei benefici economici necessari per colmare un oggettivo gap geografico, senza incorrere nei divieti Ue”.

“Governo regionale e nazionale aprano una discussione per abbattere i costi della mobilità. Ora Palazzo Chigi e Palazzo d’Orleans non hanno alibi. Si faccia leva sulla decisione del Parlamento Ue per abbattere significativamente i costi delle tratte marittime, ferroviarie e aeree”, afferma il segretario della Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo. Perché il principio della continuità territoriale, nonostante tanti buoni propositi, non è mai stato attuato con tutto quello che questo ha comportato in termini di freno allo sviluppo. 

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