(di Toti Piscopo) Al drammatico stato di emergenza sanitaria si affianca ormai l’emergenza economica a cui comincia ad affiancarsi anche quella sociale. Il turismo, settore economico emergente, soffre per antiche patologie, più volte diagnosticate e mai curate e nonostante il paziente sia ancora vigile, le terapie risultano inadeguate, poco praticabili ed intempestive per i tempi di applicazione che sono estenuanti in tempi normali e diventano biblici in situazioni di emergenza.
Le imprese sono bloccate, totalmente paralizzato il sistema ricettivo insieme alle categorie dei tour operator, agenti di viaggio, vettori e le figure professionali autonome di supporto. Il tempo è un valore economico fondamentale e, soprattutto in questa situazione, non è possibile sprecare neanche un minuto pianificando già anche per il futuro, quando le imprese rialzeranno la testa e avranno bisogno non di assistenzialismo ma di opportunità e di una pubblica amministrazione che finalmente le sostenga piuttosto che avversarle.
La crisi ha evidenziato ed accentuato i grandi limiti e la grande fragilità del nostro sistema turistico dai quali derivano conflittualità e mancanza di competitività. Non a caso andrebbe subito approvata la legge sul turismo che possa regolamentare il settore alla luce delle nuove esigenze di mercato e che non comporta impegno di spesa, bensì impegno di volontà e buon senso.
Prendiamo esempio da regioni più virtuose almeno sul piano della dinamicità e realizziamo subito la trasformazione del padiglione 20 della Fiera del Mediterraneo in Sala polifunzionale per i congressi. Se il ponte a Genova si sta rifacendo in 12 mesi, questa Sala si può rifare in 6 mesi, visto il finanziamento della Regione con 10 milioni di euro.
Le categorie turistiche siciliane, lo hanno dimostrato negli anni, costituiscono una sana e positiva forza della natura che chiedono solamente di non essere ostacolate per poter competere sui mercati nazionali ed internazionali, nel proprio interesse professionale ed imprenditoriale che, proprio nel turismo, è coincidente con quello della collettività.
Tutto ciò ormai contribuisce alla sopravvivenza delle imprese che sollecitano con forza e determinazione di rimettere in moto gli investimenti produttivi in grado di creare nuove opportunità per tutto il settore turistico e principalmente lo si faccia nell’ambito di una visione strategica di sviluppo e di riposizionamento sul mercato turistico nazionale ed internazionale.
Cioè, di fatto, dobbiamo decidere adesso quale Sicilia turistica vogliamo e, nell’ambito di questa, quale ruolo può svolgere la singola località, ridefinendo ruoli e funzioni ed applicando modelli organizzativi più performanti e meno fragili. Considerazioni non nuove ma ormai ineludibili che riguardano tutti i settori economici e particolarmente il turismo che è quello in grado, più di tutti, di attrarre investimento, valorizzare i territori senza deturparli, produrre e redistribuire ricchezza diffusa sul territorio.
E’ opinione diffusa che questo maledettissimo virus, là dove non uccide, trasformerà l’attuale società, rendendola più vulnerabile, meno sicura e comunque diversa dal passato. Dovremo riconvertire abitudini e consuetudini, accantonare l’approssimazione, puntare sulla responsabilità.
Oggi si assiste ad un fenomeno strano, quello della disaggregazione in nome dell’unità ricercata per riuscire a fronteggiare l’emergenza puntando su una solidarietà espressa sull’onda di emotività del momento e non della razionalità. Ripensiamo alla nostra offerta, recuperiamo il tanto, troppo, tempo perduto, ricerchiamo l’aggregazione su idee progettuali e sulla capacità di realizzarli
La pandemia rischia di contaminare negativamente 60 anni di turismo e i tempi di rientro alla normalità saranno lunghi, in particolare per la clientela internazionale che rappresenta una fetta fondamentale del mercato siciliano. Ma nelle more di tornare a riprendere quota, occorre rimettere in moto gli investimenti per creare nuove opportunità produttive e tutelare le imprese subito, prima che sia troppo tardi.