lunedì, 23 Dicembre 2024

In dammusi senza acqua e luce e Lampedusa scoprì il turismo

Il patron di Turistia ripercorre le tappe della sua scoperta dell’isola e di come la lanciò

“Nel novembre del 1978 andai a Lampedusa attratto da una notiziola su un giornale, Google non c’era, in cui si parlava di un villaggio in costruzione a Cala Creta”. Inizia così il racconto di $Alfredo Parisi, managing director di Turistia, uno degli operatori che da anni programma Lampedusa, sulla sua scoperta dell’isola più a sud d’Italia. “In una giornata di vento, pioggia e nuvoloni grigi andai a Cala Creta e lì incontrai Anna Gatti che camminava con stivali di gomma e giacca a vento gialla nel fango del cantiere. Mi apostrofò con grinta: ‘chi è? cosa cerca?’ e io impacciato ‘ho saputo che qui si sta costruendo un villaggio, sono un operatore turistico di Milano…’ Ecco, in quell’ istante era nato un sodalizio fortissimo che darà vita negli anni successivi al primo vero turismo organizzato a Lampedusa.
Nel catalogo Isole del 1979 iniziammo a proporre il Villaggio Cala Creta, oggi il sofisticato Dammusi di Borgo Cala Creta: proponevamo delle vacanze nella selvaggia Lampedusa in dammusi di pietra senza acqua e senza luce, invitando gli ospiti a portarsi la torcia elettrica! I bagni erano centralizzati, chiamati poeticamente da Anna “Le Terme”. E poi i prezzi del ristorante, 42 mila lire per 7 pasti, 7 mila lire per 7 colazioni! Fu un successone, pieni da giugno a settembre!
Del primo charter a Lampedusa del 1992 ricordo che con Felice Famularo, l’allora capo scalo ATI di Lampedusa, peregrinammo per 3 anni alla Direzione ATI di Napoli perorando la necessità di un volo diretto tra il nord e Lampedusa che saltasse il collo di bottiglia rappresentato dalla tappa allora obbligata di Palermo. Noi chiedevamo un volo di linea, ATI alla fine ci accontentò ma pretese che il rischio fosse accollato all’operatore, quindi operazione charter. Per la cronaca ci mise a disposizione un DC9 da 107 posti ma 4 erano riservati alle autorità. Fu un altro successo con indici di riempimento oggi impensabili. I piloti fecero a gara per comandare quell’aereo: sarebbe stato un record visto che si trattava della più lunga tratta nazionale allora percorribile”.

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