Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota firmata da Giuseppe Cassarà, nella sua qualità di presidente del distretto turistico Golfo di Castellamare, a commento dell'editoriale di Toti Piscopo "Crisi d'identità per i distretti turistici" pubblicato lo scorso 10 agosto. Una nota, quella di Cassarà, che riteniamo a pieno titolo il primo messaggio in bottiglia per il turismo siciliano.
"Ho apprezzato molto, credo come tutti, – scrive Cassarà – l'editoriale sui Distretti Turistici che, come sempre, compie un'analisi attenta della ‘storia distrettuale siciliana' ormai lunga 8 anni e che prevede un completamento a 10 anni, secondo le dichiarazioni del direttore generale dell'assessorato regionale al Turismo, Alessandro Rais.
Io, però, non credo tanto alla ‘crisi di identità' dei Distretti, mentre sono più incline a credere ad una volontà pervicace di ‘non fare', addebitabile esclusivamente alla parte pubblica.
Non si spiegherebbe altrimenti come siano passati tutti questi anni per attuare una legge, peraltro semplice nei suoi principi ed ancora una volta tradita dalla burocrazia.
Dopo la soppressione delle Aziende provinciali e di quelle autonome per il turismo, sembrò affiorare una volontà politica nuova: lo sviluppo turistico ed economico del territorio attraverso una vocazione omogenea che non tenesse necessariamente conto dei confini geografici delle vecchie provincie, ormai superati, unitamente al riconoscimento di un ruolo programmatico delle imprese private, prime fra tutti ad avere conoscenza dei problemi specifici e delle esigenze dei mercati.
Ma l'Assessorato si è ‘avvitato' in una serie infinita di interpretazioni di norme, sostanzialmente sempre concluse con una ‘sfiducia' preconcetta nelle imprese private, anche quando il mondo privato si è preposto, come nel caso pubblicizzato del Distretto del Golfo di Castellamare, come amministratore e programmatore gratuito, annoverando fra i suoi tecnici professionisti di alto valore accademico.
Ma la storia infinita dell'affermazione del primato della ‘scienza infusa', posseduta soltanto della burocrazia e non da chi è giornalmente in trincea e conosca bene i problemi ed i mercati, anche questa volta ha avuto la prevalenza.
La verità è che si sono sostituite le Aziende con fantomatici ‘Uffici' periferici dell'Assessorato che nessuno sa cosa fanno e che non aiutano certamente le imprese sul territorio né il suo sviluppo turistico.
I Distretti Turistici potevano supplire a questa esigenza ed intrecciare la loro azione con la burocrazia pubblica, ma così non è stato. Anzi, si sono accreditati 27 Distretti, tanti quanti costituivano la somma delle Aziende soppresse, così creando un potenziale ‘conflitto' fra organizzazioni preposte allo sviluppo.
Ma non è bastato: prima di cominciare qualsiasi attività si grida oggi allo scandalo, immaginando scenari di infiltrazioni criminali o altre catastrofi, così trascinando nel fango avvolgente la grandissima parte di imprenditori onesti che combattono ogni giorno per la sopravvivenza la loro battaglia di vita.
E allora qual è il rimedio? A detta del direttore generale dell'Assessorato non c'è problema: sono passati 8 anni, la crisi strangola le imprese, ma noi abbiamo tempo, c'è tutto il 2013 ed il 2014, tanto i tempi della burocrazia sono quelli che sono e non possono essere toccati dalle esigenze reali dello sviluppo.
Tutto ciò in contraddizioni palese con le dichiarazioni del governatore Rosario Crocetta il quale annuncia la sua ferma volontà di spendere tutto e subito.
Forse, caro direttore, dobbiamo rassegnarci. La burocrazia non cederà mai il potere di amministrare come vuole i nostri soldi, di programmare la spesa con i tempi che ritiene, violando la regola più antica del mondo secondo cui non può essere confuso il ruolo del ‘controllore' con quello del ‘controllato'.
Se poi qualche politico di vertice, con carico di responsabilità amministrativa, sposa la causa della burocrazia, allora il gioco è fatto. Si realizza una associazione perfetta contro la società che vive di impresa e di sviluppo sostenibile.
In conclusione crediamo fermamente che i Distretti turistici possano ancora rappresentare un fattore di rilancio e di sviluppo, ordinato ed omogeneo nelle diverse vocazioni, anche tematiche, ma a condizione che si realizzi un incontro virtuoso fra pubblico e privato, senza invasioni di campo, ma in un rapporto osmotico di iniziative tali da creare sviluppo e non conflitti. Siamo veramente stanchi di sopportare, oltre la crisi che strangola, anche il terrorismo psicologico".