martedì, 5 Novembre 2024

Turismo bellico, ecco come la Regione vuole valorizzare tesori insoliti

Sono più di 1.329 i siti e le fortificazioni militari di alto interesse storico presenti in Sicilia tra casematte, aeroporti, aeroscali, caserme, idroscali, sbarramenti difensivi, postazioni radar, batterie antiaeree ed antinave, aviorimesse, depositi. Il censimento che riguarda il patrimonio storico militare della seconda guerra mondiale in Sicilia, nonché uno studio dettagliato sui siti militari, di interesse storico, ancora presenti nella regione, è stato realizzato negli ultimi 14 mesi dai volontari e ricercatori storici dell’Associazione Culturale Palermo Pillbox Finders attraverso il Progetto CE. R. CA. MI. (Censimento e rilevamento casematte militari) e illustrato oggi in conferenza stampa nella Sala Borsellino dell’assessorato regionale al Turismo, alla presenza tra gli altri dell’assessore regionale al Turismo, Sandro Pappalardo; Giampiero Cannella, giornalista e autore del libro “Task force 45 scacco al califfo”; e Michelangelo Marino, presidente di Palermo Pillbox Finders (nella foto).

“Il governo regionale – ha detto Pappalardo – ha individuato il turismo bellico dedicato ai conflitti mondiali come un settore sul quale puntare per destagionalizzare il turismo. Settore, che sempre a parere del nostro governo, ha ampi margini di crescita anche considerando che negli ultimi mesi sono emersi segnali importanti del notevole interesse verso le testimonianze storiche del secondo conflitto mondiale esistenti in Sicilia, come il Museo storico dello sbarco di Catania, il più grande spazio espositivo sul tema dopo quello di Londra. Abbiamo realtà bellissime ma poco conosciute, per questo il primo passo è stato la costruzione di strumenti normativi per attuare le nostre idee, come la legge 12 del luglio 2018 che completa quanto già avviato dalla legge 5 del 2015 per il primo conflitto mondiale”.

In questi mesi di ricerca sul campo, i ricercatori ed i volontari di Palermo Pillbox Finders si sono avvalsi di tecnologia satellitare e di droni, battendo a tappeto la Sicilia in cerca di fortificazioni, capisaldi difensivi, trinceramenti, vecchi aeroporti di guerra, e raggiungendo così ben 455 luoghi, tra siti e fortificazioni militari, valutandone, per quelli tecnicamente e strategicamente ritenuti più intessenti, lo stato di conservazione e l’importanza architettonica per potere, eventualmente, proporne la riqualificazione a beneficio della comunità.

Un ruolo importante lo ebbero anche le piste degli aeroporti, realizzati per fare della Sicilia una base strategica nel Mediterraneo. Piste, che ancora oggi, recano le tracce dei bombardamenti. A protezione delle città siciliane, si costruirono quindi numerosi “capisaldi difensivi costieri”, molti dei quali situati in zone paesaggistiche mozzafiato, spesso difficili da raggiungere.

Un lavoro che ha analizzato anche le potenzialità turistiche che il patrimonio storico-militare siciliano è in grado di offrire, ovvero quelle di un “turismo storico” come già avviene in altre parti d’Italia e d’Europa: dai rifugi antiaerei di Campo Tizzoro, ai sistemi museali di Belgio, Germania, Francia e Malta, solo per citare alcuni esempi.

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