Toscana, solo 25% Cin rilasciati a imprese ricettive
28 Agosto 2025, 09:30
“Dei 67.633 codici identificativi (Cin) rilasciati in Toscana al 21 luglio 2025, solo 16.854 fanno capo a imprese ricettive con partita Iva: appena il 25%. Il restante 75% è rappresentato da locazioni turistiche e b&b non professionali”. A dirlo è il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, che sottolinea come questi dati siano “la fotografia di un cambiamento strutturale, che sembra spostare il baricentro del turismo dalla produzione di valore alla semplice rendita. Con il Cin è finalmente emerso quel sottobosco di offerta ricettiva che per anni è rimasto latente. Adesso abbiamo l’opportunità di governarlo, per non compromettere le performance delle imprese, che sono le uniche a garantire ricchezza e occupazione qualificata sul territorio, proventi all’erario e ai clienti i necessari standard di qualità, sicurezza e servizi”.
Per Confcommercio non è solo “questione di concorrenza asimmetrica, tra imprese tradizionali che sostengono costi elevati e affitti brevi che operano con costi minimi e cedolare secca, creando una competizione percepita come sleale”, l’eccessiva frammentazione dell’offerta impedisce anche “una strategia turistica unitaria, rallenta l’innovazione e svuota i centri abitati, visto che l’enorme redditività degli affitti brevi sottrae alloggi al mercato residenziale, alimentando spopolamento e disagio abitativo”.
Da qui l’appello di Marinoni, “se vogliamo puntare su questo settore economico in maniera scientifica, il governo deve intervenire con urgenza per regolamentare le locazioni turistiche, oggi normate solo dal Codice civile, e fornire ai Comuni strumenti urbanistici per arginarne l’espansione incontrollata. Il Codice Civile – spiega Marinoni – permette giustamente a ogni cittadino di disporre del proprio immobile come meglio crede, ma gli affitti turistici non possono restare fuori da ogni regola. E poi, se il cittadino ha la necessità di ricorrere ad un’economia passiva di pura rendita per integrare il reddito, è evidente che ci sia un problema da risolvere. Ma il turismo non può diventare la soluzione al welfare”.