lunedì, 23 Dicembre 2024

Pompei, Nencini: sito archeologico già smart, sarà modello per altri

”Cambiamenti straordinari nel corso degli anni” è il commento che il presidente della Commissione Istruzione e Cultura del Senato, Riccardo Nencini, che ha guidato la delegazione in una visita al Parco archeologico di Pompei.
La missione fa seguito all’attività della Commissione, che nei mesi scorsi ha svolto numerose audizioni sul tema e ha poi approvato all’unanimità, nella seduta del 19 gennaio scorso, una risoluzione, che richiama l’avvio da parte del ministero della Cultura, fin dal 2015-2016, di progetti innovativi come il ‘Progetto Smart Pompei’, con Cnr e Leonardo SpA, per l’implementazione di infrastrutture digitali che utilizzano l’intelligenza artificiale, i big data, i sistemi di cloud, i droni, il Wi-Fi e il Li-Fi.    ‘
‘Gli scavi di Pompei sono unici nelle loro caratteristiche – ha affermato Nencini – una ragione in più per preservarli, trattandosi di un patrimonio universale. Nel Pnrr sono stati inclusi alcuni impegni previsti nella risoluzione approvata dalla commissione, in particolare sulla sicurezza sismica e la digitalizzazione del patrimonio artistico. Con la visita di una delegazione della Commissione – ha proseguito – intendiamo far conoscere la risoluzione approvata e far sì che le istituzioni preposte ne diano piena esecuzione”.    Ma nel sito archeologico di Pompei, in cui i senatori sono stati guidati dal direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, i componenti della Commissione Cultura hanno constatato che le nuove tecnologie sono già applicate. ”Sono molto ottimista – afferma Nencini –  perché colpito dal livello di sicurezza che viene assicurato e anche dal Nuovo Grande progetto Pompei, nel rispetto della risoluzione approvata dal Ministero della Cultura proprio per l’applicazione di progetti innovativi sull’impatto dei cambiamenti climatici sui beni culturali e ambientali. Il progetto Smart vede Pompei decisamente avanzata, tale da per diventare modello di altri siti in Italia”. Senatori soddisfatti e colpiti, racconta Nencini, dalle nuove scoperte e – sul piano ambientale – dal progetto di coltura delle piante tradizionali con la stessa tecnica utilizzata 2000 anni fa.

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