“Orlando Furioso 500 Anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi”. E’ questo il titolo della mostra allestita a Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, per celebrare i cinquecento anni della prima edizione dell’Orlando furioso, concepito nella Ferrara estense e stampato nella città nel 1516. Più che una ricostruzione documentaria, l’esposizione è una sorta di narrazione per immagini attraverso il mondo di Ludovico Ariosto, tra battaglie e tornei, cavalieri e amori, desideri e incantesimi.
I capolavori dei più grandi artisti del periodo, da Mantegna a Leonardo, da Raffaello a Michelangelo e Tiziano, oltre a sculture antiche e rinascimentali, incisioni, arazzi, armi, libri e manufatti di straordinaria bellezza, consentono ai visitatori di conoscere il fantastico mondo cavalleresco di Orlando e dei suoi paladini, offrendo anche uno spaccato della Ferrara in cui fu concepito il libro, raccontando sogni, desideri e fantasie di quella società delle corti italiane del Rinascimento di cui Ariosto fu cantore.
Curata da Guido Beltramini e Adolfo Tura, la mostra riunisce le opere conosciute o ammirate dal poeta, dall’olifante dell’XI secolo, che la leggenda vuole sia il corno che Orlando fece risuonare a Roncisvalle, alla scena di battaglia di Leonardo da Vinci concessa in prestito dalla regina Elisabetta II. E poi ancora la terracotta invetriata dei Della Robbia raffigurante l’eroico condottiero Scipione dal Kunsthistorisches Museum di Vienna e il romantico Gattamelata di Giorgione dagli Uffizi, celebre comandante di ventura ritratto nella sua splendente armatura.