Blackout a Heathrow di marzo, ma il ceo dormiva
29 Maggio 2025, 11:20
Spuntano nuove rivelazioni imbarazzanti dietro la vicenda del blackout che il 21 marzo ha paralizzato per ben 18 ore l’aeroporto londinese di Heathrow, principale scalo britannico ed europeo: bloccando centinaia di migliaia di passeggeri e gettando nel caos il traffico aereo internazionale in seguito a un incendio nella sottostazione elettrica di North Hyde.
Da un’inchiesta è emerso che l’amministratore delegato della società di gestione dell’aeroporto, Thomas Woldbye, non poté essere contattato nel momento di massima emergenza in cui fu deciso di chiudere la struttura a tutti i voli per controverse ragioni cautelari di sicurezza: poiché dormiva e, malgrado alcuni tentativi, non si riuscì a svegliarlo.
Autorizzata alla fine dal suo numero due, il chief operating officer Javier Echave, all’1.15 del mattino ora locale. Il rapporto non raccomanda per ora sanzioni, anche se Woldbye è stato già al centro di richieste di dimissioni fin dai giorni immediatamente successivi ai fatti, sullo sfondo delle accese polemiche scatenatesi su quello che è stato definito “un incidente annunciato”: in ragione delle presunte lacune dell’aeroporto sul fronte della segmentazione degli impianti di alimentazione elettrica e della prontezza di risposta del sistema di backup in emergenza.