Affitti brevi, bufera su aumento cedolare secca


“L’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi non mi sembra un buon modo di aiutare la domanda interna e l’iniziativa privata”. Lo afferma il vicepremier e ministro ai Trasporti e infrastrutture Matteo Salvini (Lega) a proposito della norma inserita in manovra che porta al 26% la cedolare secca anche per chi destina all’uso turistico una sola abitazione. “La manovra dovrà andare all’esame del Parlamento, serve a questo”, aggiunge

Provare a tranquillizzare gli animi anche il deputato di Fratelli d’Italia Gianluca Caramanna, responsabile nazionale del dipartimento Turismo del partito: “Abbiamo appreso da anticipazioni delle preoccupazioni rispetto all’aumento dal 21 al 26% sugli affitti brevi. Attendiamo di vedere il testo definitivo che approderà al Senato, sicuri che questo aumento non riguarderà i gestori degli affitti brevi che rappresentano, appunto, un valore aggiunto per tante famiglie. Il governo Meloni continuerà a tutelare sia la proprietà privata sia chi fa gestione in proprio”.

Intanto la Federazione dell’extralberghiero si rivolge alla Presidenza del Consiglio, MEF e Ministero del Turismo per chiedere un confronto urgente per evitare una crisi di liquidità nel comparto extralberghiero. Nella comunicazione, FARE esprime profonda preoccupazione per le misure fiscali contenute nella bozza di Legge di Bilancio, che – si legge nel documento – “rischiano di compromettere la stabilità e la competitività del settore extralberghiero e, per estensione, del sistema turistico nazionale”. La Federazione segnala inoltre “una grave criticità di coordinamento normativo e di cassa”, dovuta al passaggio alla trattenuta alla fonte del 21% da parte dei portali telematici (OLTA), che ha determinato “una crisi di liquidità per gli operatori, i quali hanno visto un doppio esborso materiale per la medesima base imponibile”.

“Non possiamo continuare a essere il ‘bancomat’ del Paese, chiamati ogni volta a coprire i buchi di bilancio con il nostro lavoro ed i nostri sacrifici”, aggiunge il presidente di Aigo Confesercenti, Claudio Cuomo. “L’aumento al 26% della cedolare secca sugli affitti brevi, unito all’ipotesi di maggiorazione del 30% della tassa di soggiorno – prosegue Cuomo – rappresenterebbero un colpo durissimo per la competitività del nostro sistema ed una ulteriore mazzata per la già debole domanda interna. Ci chiediamo dunque quale sia la strategia che il Governo intenda realmente adottare per il settore turistico”.

“L’aumento della cedolare secca al 26% anche sul primo immobile rappresenta l’ennesima stangata per chi investe nel turismo e nella locazione breve. È una misura che scoraggia gli investimenti e rischia di ridurre l’offerta di alloggi, aggravando ulteriormente la crisi abitativa”, afferma Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia e ad di Apartments Florence.

Anche l’associazione Consumerismo No Profit chiede formalmente al governo il ritiro dell’articolo 7 della bozza di Legge Finanziaria: “l’aumento sull’aliquota precedentemente in vigore si traduce in un enorme aggravio fiscale per gli operatori, penalizza chi opera nella legalità e rischia di spingere nuovamente gli operatori meno trasparenti verso il sommerso”.

Di parere opposto, Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi: “Consideriamo che gli affitti brevi pagano l’Imu di una civile abitazione, una Tari di una civile abitazione, quindi sono già molto favoriti da quel punto di vista, credo che se pagano il 26% non succede nulla. Non è che io pago le tasse in proporzione a quanti alberghi ho – conclude Bocca – nel momento in cui io ho un appartamento, lo dedico a un’attività commerciale che sono gli affitti brevi, che io ne abbia uno, due o tre, è giusto che io paghi delle tasse adeguate”.

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