giovedì, 14 Novembre 2024

Astoi: governo si faccia carico di rimpatriare italiani all’estero

Il giorno dopo il decreto che assegna i primi aiuti al mondo del turismo colpito dall’emergenza Coronavirus, arriva la richiesta di ulteriore sostegno al Governo dai parte di Astoi che riunisce il 90% dei tour operator italiani. Perché in questi giorni i TO non devono solo fronteggiare il problema delle partenze annullate ma devono anche riportare a casa, a fronte di spese ingenti, gli italiani che si trovano in Paesi che hanno chiuso le frontiere.

“Stiamo vivendo un momento – spiega Pier Ezhaya, consigliere di Astoi Confindustria – in cui c’è un’emergenza medica ma anche una sorta di “isteria”, non c’è una ratio e ogni Paese sta decidendo a modo suo, anche cambiando spesso idea più di una volta (Mauritius lo ha fatto 3 volte nell’arco di una settimana ad esempio).  Per questo chiediamo al Governo di aiutarci con norme chiare sui rimborsi e con misure di sostegno ad hoc, di accesso al credito e anche eventualmente di cassa integrazione in deroga (perché qualche azienda potrà averne bisogno). Ma anche di farsi carico del rimpatrio degli italiani che sono all’estero in Paesi che ci hanno chiuso le frontiere perché questi sono costi immediati e molto ingenti. Sui rimborsi in particolare – dice – vogliamo che il governo trovi misure alternative (che non significa non rimborsare i consumatori) ma con forme di rimborso un pochino più a tutela di tutti e due. Tu consumatore non perdi i tuoi soldi e fruisci della vacanza in un momento più tranquillo e tu operatore non rimborsi immediatamente le somme in denaro ma ti impegni a restituirle in forma di servizi di vacanza. E’ come un congelamento che salva un po’ i diritti di tutti e due in una situazione di estrema emergenza. E’ troppo grande per metterla sulle spalle di uno solo…”.

Ezhaya fa anche il punto sui Paesi meta di turismo organizzato dove gli italiani non possono per il momento entrare (Repubblica Dominicana, Giamaica, Capo Verde, Mauritius, Israele e Vietnam) che hanno flussi importanti su marzo. “Abbiamo un grosso problema – dice – sulle partenze di marzo: non parliamo solo di partenze annullate ma anche del fatto che molti paesi ci hanno chiuso le frontiere. Fortunatamente molti li stanno tenendo aperti, ad esempio Zanzibar, Maldive e Messico, e quindi stiamo riconvertendo le partenze sui quei luoghi”.

E racconta che le chiusure però spesso avvengono quando gli aerei con i connazionali sono in volo: “Quando c’è una chiusura dall’estero bisognerebbe poter dialogare per vedere cosa fare, invece nulla accade e noi tour operator ci facciamo carico e li andiamo a riprendere per serietà. Questo è un grido di dolore che vorremmo lanciare con forza, ogni volta purtroppo è così – o per una rivoluzione, o per una rivolta, o per un uragano o perché ci chiudono le frontiere per altri motivi – gli operatori si sobbarcano il costo del rimpatrio che può essere davvero molto ingente”.

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