In relazione alle dichiarazioni del presidente ASTOI circa la polverizzazione del settore e il numero troppo elevato di associazioni, appare doverosa una riflessione sul ruolo che le stesse associazioni svolgono agli occhi dei loro membri e sui motivi che hanno portato alla nascita di un numero così elevato di realtà.
“Siamo d’accordo con Pier Ezhaya, presidente di ASTOI – dice Fulvio Avataneo, presidente AIAV – Associazione Italiana Agenti di Viaggio – ma se è innegabile che 45/50 associazioni sono troppe, ci si chieda anche a cosa servono e come mai si è arrivati a quel numero. AIAV, al pari di altre associazioni, è nata dallo scontento e dalle inefficienze di realtà che nell’arco di interi decenni hanno scelto di salvaguardare interessi particolari rispetto all’intera categoria. Un fenomeno che continua anche oggi, come dimostra il successo, in termini di adesioni e visibilità sui media, ottenuto dal movimento creato da una intraprendente agente di viaggio. Fino ad oggi è mancata un’azione coordinata di lobbying e gli scarsi risultati ottenuti lo dimostrano. Siamo quindi disposti a collaborare su un progetto preciso che porti ad una dichiarazione univoca di intenti inclusiva di tutte le realtà, senza favoritismi verso i big player, e soprattutto basata su presupposti ragionevoli: in caso contrario, continueremo a difendere gli interessi delle oltre 1.760 agenzie che ci hanno scelti per rappresentarle. Del resto, se vogliamo raggiungere obiettivi concreti che tengano in considerazione l’effettiva eccezionalità della crisi che sta subendo il comparto del turismo organizzato, dobbiamo essere propositivi: chiedere l’impossibile non porta a nulla. Il rischio è di continuare a ottenere esattamente ciò che ottengono tutti gli altri settori”.