Dopo 10 anni di battaglie legali non è più rinviabile il chiarimento sull’aumento dei canoni demaniali. In una nota congiunta, Federturismo, Assomarinas e Ucina Confindustria Nautica ribadiscono che fare chiarezza sulla complessa vicenda normativa servirebbe anche a mettere i porti turistici in condizione di competere. Quindi ripercorrono le tappe della vicenda che ha avuto inizio con la riforma attuata dalla legge 296/2006 che ha incrementato in misura rilevante (anche del 500%) e, tra l’altro, con riferimento ai rapporti già perfezionati e ad investimenti già realizzati l’importo dei canoni dovuti dai concessionari di strutture destinate alla nautica da diporto, innalzando il canone là dove erano stati realizzati maggiori investimenti.
“Considerata l’urgenza di tutelare l’interesse del concessionario – scrivono le tre associazioni nella nota – abbiamo appoggiato nei giorni scorsi la presentazione di un emendamento alla Commissione Bilancio del Senato, affinché si intervenga per risolvere una situazione inaccettabile che rischia di determinare il blocco di qualsiasi investimento nel comparto a causa della possibilità da parte dello Stato di cambiare le condizioni pattuite vanificando in questo modo la credibilità e bancabilità di qualsiasi piano economico-finanziario”.
“Del resto – conclude la nota – la giurisprudenza della Corte di Giustizia europea è orientata a tutelare la legittima aspettativa del concessionario alla durata e alle condizioni del rapporto di concessione già stabilite al momento del rilascio del relativo provvedimento, sottolineando come proprio in tale prospettiva il concessionario abbia effettuato i propri investimenti”.