giovedì, 28 Marzo 2024

No a tassa di soggiorno, l’alternativa di Assoturismo

Basta balzelli contro il settore, la politica avanzi piano di risparmio della spesa pubblica

Assoturismo non ci sta: la tassa di soggiorno, definita una "vergognosa gabella medioevale", non cala giù all'associazione che in una lettera accusa la politica di non riconoscere al turismo di essere "l'unica attività economica che ancora può assicurare qualche prospettiva di tenuta". Eppure per aiutare Roma e Venezia che hanno i bilanci in difficoltà, l'unica idea è quella di un'ennesima tassa che grava sul turismo. "Ma è  forse colpa dei turisti – si chiede Assoturismo – o delle imprese turistiche se chi ha governato negli anni passati queste città ha fatto carne di porco dei bilanci comunali? E cosa sarebbero stati questi bilanci senza l'apporto che per anni il turismo ha fornito a queste città? E cosa sarebbero queste città se in futuro non avessero più le entrate imputabili al turismo? Ma per i turisti che arrivano in queste città, gli operatori commerciali e turistici non pagano già fior di tasse per le merci vendute, per i pasti serviti o per l'ospitalità fornita? Il turismo poi è generoso con tutta la comunità cittadina, dagli operatori commerciali agli operatori turistici, dagli autotrasportatori ai fornitori di servizi accessori, dall'agroalimentare all'artigianato, senza parlare che in una città turistica quasi ogni famiglia ha un componente che lavora nel mondo del turismo. Ed allora perché punire questo settore imponendo un biglietto di ingresso a chi viene a spendere i propri soldi da noi? La cosa giusta da fare è quella di cercare di attirare più turisti, non quella di scoraggiarli, o meglio disgustarli, con odiosi balzelli. Rimane comunque il fatto che servono più risorse per famiglie alla corda e per le imprese in difficoltà".
Ed allora, visto che ognuno presenta la propria ricetta, anche Assoturismo vuole presentare la sua. "Prima di tutto, prima di chiedere ancora un solo euro agli italiani, i signori della politica mettano mano con ormai inevitabile decisione, ad un serio ed etico piano di risparmio della spesa pubblica. Prima di chiedere un solo euro agli italiani, si dimezzi il numero dei parlamentari, 500 sono più che sufficienti. Si dimezzi il numero esorbitante delle auto blu. Si riducano sensibilmente il numero delle province, cosa che andava addirittura fatta allorché furono istituite le Regioni. Si accorpino i piccoli comuni i cui municipi distano pochi chilometri l'uno dall'altro, se un provvedimento di razionalizzazione simile è stato fatto con gli ospedali, perché non lo si può fare anche con i comuni? Venga risolta la questione delle oltre 400 grandi opere pubbliche tutt'ora incompiute. Ci sono responsabili? Ed allora che paghino. Vengano aboliti tutti gli enti inutili. Prima di chiedere un solo euro di tasse in più ai soliti noti, si risolva l'odiosa questione delle 470.300 imprese sommerse e completamente abusive".

 

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