domenica, 22 Dicembre 2024

1 miliardo non risolve problemi, il mondo della cultura scende in piazza

“Avere un miliardo e morire di sete”. Annunciata da settimane, arriva in piazza sabato 7 maggio a Roma la protesta del fronte contrario alla riforma dei beni culturali di Franceschini, ma anche allo sblocca Italia di Renzi e alla riforma costituzionale. E chiama a raccolta gli italiani.

“Paesaggio e patrimonio storico e artistico della Nazione sono in gravissimo pericolo”, denunciano i promotori della rivolta, per i quali gli stanziamenti appena annunciati dal governo per progetti del settore non leniscono “l’emergenza” in cui si trova la gestione del patrimonio culturale italiano.

“Il nostro è un grido d’allarme, le generazioni future rischiano di non ricevere in eredità l’Italia che noi abbiamo conosciuto”, spiega tra i promotori lo storico dell’arte Tomaso Montanari. 

La manifestazione si muoverà in corteo domani, sabato mattina alle 12, sfilando da Piazza della Repubblica a Piazza Barberini. In testa nomi illustri della cultura, da Vittorio Emiliani presidente del Comitato per la Bellezza, all’ex ministro di beni culturali Massimo Bray e associazioni insieme a lavoratori più o meno precari del settore, dagli archeologi ai restauratori, dagli esperti di beni culturali agli storici dell’arte.

L’elenco delle richieste è lungo e articolato. Si vorrebbero in primis la “sospensione dell’attuazione dello Sblocca Italia, della Legge Madia (con la confluenza delle soprintendenze sotto le prefetture) e delle riforme Franceschini”. Ma si chiedono anche assunzioni (tutti i 1400 che mancano nell’organico del Mibact), investimenti programmati per ricerca e istruzione, l’introduzione della storia dell’arte dal primo anno delle superiori. Punto centrale è la difesa dell’articolo 9 della Costituzione, quello che definisce l’importanza in Italia della tutela del patrimonio artistico e del paesaggio. Sotto accusa la riforma Franceschini, che nel tam tam della rivolta è diventata la “Deforma” con la trasformazione dei musei in fondazioni di partecipazione “aperte gli enti e ai privati” e l’accorpamento delle soprintendenze.

Quanto al miliardo annunciato il 1 maggio, non cambia le carte in tavola: “Sono fondi straordinari, una tantum, incanalati verso siti spettacolari – commenta Montanari –  Soldi benvenuti, ovviamente. Ma che servono più alla propaganda del governo che non a far vivere un patrimonio diffuso che ha bisogno come dell’acqua di fondi ordinari per la tutela”.

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